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04/08/10

Chi può fare compagnia a chi soffre se non chi vibra di passione per Cristo, se non chi ama la propria umanità?

Da: padre Aldo TRENTO Data: Tue, 3 Aug 2010 18:28:27 -0400 Oggetto: lettera 020810

Cari amici
Guardate le meraviglie del Signore. Ieri nella clinica abbiamo battezzato tre bambini miei (della Casetta di Betlemme) e tre di un giovane papá che sta morendo e desiderava vedere i suoi figli, cristiani prima di morire. È stato una festa. 
In particolare per la mia piccola Maria Vittoria Miracolo, incontrata abbandonata in una borsa di plastica in mezzo all'erba di una piazza. È bellisssima. Lei abbandonata della mamma, ma salvata della tenerezza di Dio, che si occupa di ognuno di noi. E noi ci occupiamo gli uni degli altri? Quanto bisogno di tenerezza ha ogni uomo, in particolare chi soffre. L'altro giorno mi è giunta notizia di una giovane donna che andava alle Scuola di Comunità, trovata impiccata dopo alcuni giorni e accanto a lei il cagnolino. 
Che dolore! 
Se non seguiamo Carron che giustamente ci "bastona" perchè possiamo capire cosa vuol dire lavoro personale fare esperienza questi fatti seguiranno accadendo perché, chi può fare compagnia a chi soffre se non chi vibra di passione per Cristo, se non chi ama la propria umanità? Carron ci dice che solo le pietre non si commuovono. 
Guardare questi miei bambini, rinati da una tenerezza di Cristo è volere solo Cristo, è volere un cuore grande per amare l'uomo. Che bella la SdC. che ci fa fare Carron, perchè con lui i discorsi sono finiti, cosi le prediche, le esortazioni, le frasi fatte. Per me una grazia unica altrimenti come farei di fronte ad un oceano da dolore.
Ciao.
P. Aldo

17/03/10

Cari amici

Durante l'omelia nella Chiesa Evangelica Luterana di Roma (eccola qui) , il Papa dice le seguenti parole:

"È bello che oggi, domenica Laetare, noi possiamo pregare insieme, intonare gli stessi inni, ascoltare la stessa parola di Dio, insieme spiegarla e cercare di capirla; che noi guardiamo all’unico Cristo che vediamo e al quale vogliamo appartenere, e che, in questo modo, già rendiamo testimonianza che Egli è l’Unico, colui che ci ha chiamati tutti e al quale, nel più profondo, noi tutti apparteniamo."

Mi è subito venuto in mente ciò che ci disse Don Giancarlo Ugolini, in occasione del nostro pellegrinaggio in Terra Santa a commento di ciò cui assistemmo nella Tomba di Maria vicino al Getsemani.

Tutti eravamo rimasti stupiti e scandalizzati che vi si celebrassero contemporaneamente due liturgie, una greco-ortodossa ed una armena, nelle quali entrambi i celebranti pregavano cantando ad alta voce ognuno nella propria lingua e nei propri riti. 
A noi tutti appariva come una gran confusione ed un segno di divisione.
Don Giancarlo serenamente commentò: "Entrambi guardano nella stessa direzione, guardano a Cristo". 
Ci si aprirono gli occhi e comprendemmo la profonda verità di ciò che stava avvenendo fra noi e ci fermammo tutti a pregare con loro.

"Credo che dovremmo mostrare al mondo soprattutto questo: non liti e conflitti di ogni sorta, ma gioia e gratitudine per il fatto che il Signore ci dona questo e perché esiste una reale unità, che può diventare sempre più profonda e che deve divenire sempre più una testimonianza della parola di Cristo, della via di Cristo in questo mondo". 

E' il nostro compito anche per noi italiani in questo momento di decisioni importanti per la nostra convivenza civile ed il governo del bene comune. L'unità sempre più profonda, testimonianza della via di Cristo in questo mondo.

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