Quante tragedie in questi giorni! Un terremoto devastante
colpisce la Turchia; inondazioni terribili devastano la Thailandia; una crisi
economica senza precedenti tiene tutta
l’Europa col fiato sospeso; in Libia la guerra fratricida continua con
vendette sugli sconfitti; smottamenti e frane in Liguria rovinano alcuni dei
luoghi italiani più belli; un campione di moto, un ragazzo romagnolo perde la
vita su un circuito lontano.
Ci sarebbe solo da mettere le mani nei capelli e,
cinicamente, ritenersi fortunati perché non è capitato a noi.
Eppure ci alziamo la mattina, ci vestiamo, facciamo colazione
e andiamo al lavoro. Chi ce l’ha.
Portiamo i figli all’asilo o li accompagniamo a scuola. Si fa
la spesa, si chiacchiera e si prepara da mangiare. Come sempre.
Perché?
Tutta la realtà ci provoca, ci chiede una risposta, ci mette
in moto ogni giorno. Con giudizi o con gesti siamo provocati a rispondere. Il
modo come ci muoviamo manifesta come ci stiamo davanti. Così costruiamo o
distruggiamo quello che ci è stato consegnato.
“Come mai – mi chiedevo da ragazzo- il sole sorge sempre
anche durante la guerra?” Ne era appena finita una, l’ultima grande in Europa e
io ne vedevo ancora i resti.
“Perché i bambini nascono anche durante le guerre?” Chi o che cosa permette agli uomini di non
disperare e di ricominciare?” così al padre e alla madre di quel ragazzo di
Coriano come a quelli dei figli morti nel terremoto o sotto l’acqua.
“Cari giovani, non abbiate paura di affrontare queste sfide!
Non perdete mai la speranza!” (Benedetto XVI ad Ancona)
Tutto è un’opportunità.
Segni positivi ci
sono: famiglie che non si perdono d’animo e lottano per la crescita e
l’educazione dei loro figli, gente che si aiuta e si sostiene nel lavoro,
giovani che intraprendono strade nuove magari con grandi sacrifici, politici
che hanno a cuore il bene di tutti.
“La vita del nostro popolo documenta anche l’esistenza di
fatti e opere buone che dicono questa sovranità sul male dell’umana libertà
quando si lascia cambiare dalla grazia di Cristo. Sono segni ragionevoli che la
speranza alimentata dalla fede e dalla carità, praticata nelle nostre comunità,
è veramente affidabile” (Card. Angelo Scola)
Quante tragedie in questi giorni e chissà quante altre nei
giorni che seguiranno. “Vita hominis militia est” La vita dell’uomo è un
continuo combattimento. In tutto questo però c’è un fatto, che ci sussurra:
tutta la realtà è buona. Ecco perché allora si può umanamente stringersi con affetto attorno ad una famiglia che vede
il suo ragazzo finire miseramente sull’asfalto come un pupazzo sotto gli occhi del mondo, affrontare ogni
tipo di povertà economica e morale, senza lasciarsi schiacciare, guardare in
faccia la morte con le lacrime e diritti riaffermare la propria speranza,
sollevarsi le maniche e ricominciare e costruire, sempre, con intelligenza e
costanza.
Dentro un popolo rinasce la speranza.