Vigilia di Natale. Vorrei tanto scrivere del Presepe Vivente realizzato e rappresentato dagli adulti e dai bambini delle Scuole della Fondazione Karis di Rimini e di Riccione, ai quali hanno partecipato tantissime persone, così come il Presepe Vivente dei bambini dell'asilo di Bellariva e Miramare e dei tanti piccoli Presepi Viventi in alcune Parrocchie.
Ne scriverò, appena riordinate le idee e le sensazioni.
Oggi, grazie ad un amico, ho avuto il testo in italiano del magnifico articolo pubblicato su Financial Times da Joseph Ratzinger (Benedetto XVI). Il famoso e autorevole giornale economico gli aveva chiesto di parlare del Natale e il Papa, da vero gentiluomo, non si è tirato indietro. Non ha avuto paura di parlare di Gesù sul giornale della City londinese, dove di solito si parla di soldi, investimenti, spread, business...
Gesù, la Chiesa, il Papa e i cristiani sono dentro il mondo.
Ecco il testo, ottimo anche per una riflessione sull'attuale situazione politica e sociale italiana, pubblicato su Avvenire qualche giorno fa.
Di seguito la bellissima canzone di Claudio Chieffo che il titolo richiama, come augurio per questo giorno di attesa.
«Rendi a Cesare ciò che è di Cesare e a Dio ciò che è di Dio» fu la
risposta di Gesù quando gli fu chiesto ciò che pensava sul pagamento delle
tasse. Quelli che lo interrogavano, ovviamente, volevano tendergli una
trappola. Volevano costringerlo a prendere posizione nel dibattito politico
infuocato sulla dominazione romana nella terra di Israele. E tuttavia c’era in
gioco ancora di più: se Gesù era realmente il Messia atteso, allora sicuramente
si sarebbe opposto ai dominatori romani. Pertanto la domanda era calcolata per
smascherarlo o come una minaccia per il regime o come un impostore.
La risposta di Gesù porta abilmente la
questione ad un livello superiore, mettendo con finezza in guardia nei
confronti sia della politicizzazione della religione sia della deificazione del
potere temporale, come pure dell’instancabile ricerca della ricchezza. I suoi
ascoltatori dovevano capire che il Messia non era Cesare, e che Cesare non era
Dio. Il regno che Gesù veniva ad instaurare era di una dimensione assolutamente
superiore. Come rispose a Ponzio Pilato: "Il mio regno non è di questo
mondo".
I racconti di Natale del Nuovo Testamento
hanno lo scopo di esprimere un messaggio simile. Gesù nacque durante un
"censimento del mondo intero", voluto da Cesare Augusto, l’imperatore
famoso per aver portato la Pax Romana in tutte le terre sottoposte al dominio
romano. Eppure questo bambino, nato in un oscuro e distante angolo dell’impero,
stava per offrire al mondo una pace molto più grande, veramente universale nei
suoi scopi e trascendente ogni limite di spazio e di tempo.
Gesù ci viene presentato come erede del re
Davide, ma la liberazione che egli portò alla propria gente non riguardava il
tenere a bada eserciti nemici; si trattava, invece, di vincere per sempre il
peccato e la morte.
La nascita di Cristo ci sfida a ripensare
le nostre priorità, i nostri valori, il nostro stesso modo di vivere. E mentre
il Natale è senza dubbio un tempo di gioia grande, è anche un’occasione di
profonda riflessione, anzi un esame di coscienza. Alla fine di un anno che ha
significato privazioni economiche per molti, che cosa possiamo apprendere
dall’umiltà, dalla povertà, dalla semplicità della scena del presepe?
Il Natale può essere il tempo nel quale
impariamo a leggere il Vangelo, a conoscere Gesù non soltanto come il Bimbo
della mangiatoia, ma come colui nel quale riconosciamo il Dio fatto Uomo.
E’ nel Vangelo che i cristiani trovano
ispirazione per la vita quotidiana e per il loro coinvolgimento negli affari
del mondo – sia che ciò avvenga nel Parlamento o nella Borsa. I cristiani non
dovrebbero sfuggire il mondo; al contrario, dovrebbero impegnarsi in esso. Ma
il loro coinvolgimento nella politica e nell’economia dovrebbe trascendere ogni
forma di ideologia.
I cristiani combattono la povertà perché riconoscono la dignità suprema di ogni essere umano, creato a immagine di Dio e destinato alla vita eterna. I cristiani operano per una condivisione equa delle risorse della terra perché sono convinti che, quali amministratori della creazione di Dio, noi abbiamo il dovere di prendersi cura dei più deboli e dei più vulnerabili. I cristiani si oppongono all’avidità e allo sfruttamento nel convincimento che la generosità e un amore dimentico di sé, insegnati e vissuti da Gesù di Nazareth, sono la via che conduce alla pienezza della vita. La fede cristiana nel destino trascendente di ogni essere umano implica l’urgenza del compito di promuovere la pace e la giustizia per tutti.
Poiché tali fini vengono condivisi da molti, è possibile una grande e fruttuosa collaborazione fra i cristiani e gli altri. E tuttavia i cristiani danno a Cesare soltanto quello che è di Cesare, ma non ciò che appartiene a Dio. Talvolta lungo la storia i cristiani non hanno potuto accondiscendere alle richieste fatte da Cesare. Dal culto dell’imperatore dell’antica Roma ai regimi totalitari del secolo appena trascorso, Cesare ha cercato di prendere il posto di Dio. Quando i cristiani rifiutano di inchinarsi davanti ai falsi dèi proposti nei nostri tempi non è perché hanno una visione antiquata del mondo. Al contrario, ciò avviene perché sono liberi dai legami dell’ideologia e animati da una visione così nobile del destino umano, che non possono accettare compromessi con nulla che lo possa insidiare.
In Italia, molte scene di presepi sono
adornate di rovine degli antichi edifici romani sullo sfondo. Ciò dimostra che
la nascita del bambino Gesù segna la fine dell’antico ordine, il mondo pagano,
nel quale le rivendicazioni di Cesare apparivano impossibili da sfidare. Adesso
vi è un nuovo re, il quale non confida nella forza delle armi, ma nella potenza
dell’amore. Egli porta speranza a tutti coloro che, come lui stesso, vivono ai
margini della società. Porta speranza a quanti sono vulnerabili nelle mutevoli
fortune di un mondo precario. Dalla mangiatoia, Cristo ci chiama a vivere da
cittadini del suo regno celeste, un regno che ogni persona di buona volontà può
aiutare a costruire qui sulla terra.
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