Una settimana fa, all'inizio del Meeting per l'amicizia fra i popoli, mi ero riproposto di tenere una specie di diario personale, per raccontare in presa diretta tutto ciò che avrei visto in quei giorni.
Amici, fatica, sonno, lavoro come volontario, caldo e pigrizia non me l'hanno permesso. Fiumi d'inchiostro e montagne di immagini sono stati prodotti per narrare a chi non c'era che cosa stava succedendo nella Fiera di Rimini. Testimonianze di vita, mostre bellissime, incontri affascinanti, giochi, sport, musica e spettacoli, uno più bello dell'altro: il Meeting dovrebbe durare almeno un mese.
Di una cosa voglio scrivere, uno spettacolo che ha visto il tutto esaurito fin dal primo giorno di vendita dei biglietti: "La penultima cena" di Paolo Cevoli, un monologo ininterrotto di due ore e passa in cui un cuoco romagnolo, nato nell'anno zero, "anzi doppio zero", uscito con un permesso speciale dall'aldilà, compare sulla scena a raccontare la sua vita e il suo incontro con Gesù, fatto di equivoci e di sguardi: "Io lo guardo, lui mi guarda, io lo guardo lui mi guarda". Una vita travagliata, da bambino nato in riva al mare rimasto solo e adottato da una grande centurione a cuoco di lusso. Una storia di sguardi, un cammino dello sguardo, dalla contemplazione del nonno pescatore, allo sguardo e alla sequela del sommo cuoco romano Apicio, all'incontro con gli occhi di Gesù, a quelli di Giuda, ai cristiani incarcerati al Colosseo in cui rivede gli occhi del Maestro, al pesce da cuocere: "quando l'occhio del pesce si sgonfia, è cotto".
Due ore e un quarto di risate, di battute fulminanti, di romagnolità tradotta in italiano con qualche excursus maccheronico nel latino - in fondo l'azione si svolge al tempo di Ottaviano Augusto fino al terribile Nerone.
In questo cammino dello sguardo il buon Paulus Simplicius Marone ci sta tutto, i suoi primi turbamenti e avventure amorose con la bionda Ingrida, una vera maestra nel confezionare i "wuster" e nel soddisfare Paulus, alla innamorata Liris rimasta incinta e abbandonata, a tutte le matrone di Roma incontrate tramite l'amicizia con il barbiere Filone, orge, banchetti luculliani, balletti verdi, meschinità, invidie, gelosie, business, in un andare e venire spumeggiante fra passato e attualità.
L'amore per la cucina e i soldi lo portano a continui tentativi di fare affari e ad altrettanti continui fallimenti, di cui spesso è causa questo strano personaggio di Palestina, che però, quando lo guardi ti smuove dentro un bulirone, ti mette confusione, Gesù. Paulus s'imbatte in lui, lo segue, ne equivoca il messaggio, ma non resta indifferente.
Assiste alla morte in croce del Maestro, al suicidio di Giuda, alla dispersione degli amici di Gesù; poi, arrestato per una falsa accusa, è condotto a Roma e condannato, come schiavo, a nutrire i leoni del Circo Massimo.
Roma è messa a fuoco, i cristiani accusati del delitto. Paulus incontra i cristiani, nei quali vede lo stesso sguardo di Gesù. Il capo del Colosseo gli ordina di non nutrire i leoni perché possano, affamati, assalire e divorare i cristiani nell'arena il giorno dopo. Paulus disubbidisce e, per questo, è messo a morte. Gli tagliano la testa, ma..."non si perde la coscienza subito e vedo Gesù che mi guarda. Mi dice: Paulus Simplicius Marone, sei un gran coglione, ma ti voglio bene".
Sulla scena scende il buio. Qualche secondo e scrosciano applausi incontenibili; ci si alza in piedi. Sono passate più di due ore: non ci siamo nemmeno accorti.
La storia di Paulus Simplicius Marone non è altro che la storia stessa di Paolo Cevoli, un guitto, un comico, un uomo tanto intelligente e sensibile da far ridere e pensare tante persone, qualche migliaio, giovani, adulti, anziani, che hanno riempito fino all'inverosimile l'Arena D3 allestita al Meeting.
Qualcuno ha le lacrime per la commozione. Non è solo una pièce comica; è una vera testimonianza. L'uomo, tutto l'uomo, così com'è, in qualsiasi momento della storia incroci lo sguardo dell'ebreo Gesù, non può rimanere indifferente. Che ami le prostitute, che abbia come unico scopo nella vita il business, quando incontra quello sguardo cambia, può cambiare. "Allora capii le parole di quel Gesù: - Non c'è amore più grande di questo, dare la vita per gli amici" riflette fra sè Paulus mentre appoggia la testa sul "tagliere". L'esito è quel "Ti voglio bene" dettogli viso a viso da Gesù in persona. Gesù e i cristiani sono la stessa cosa.
Commovente!
Grazie, Paolo.
Sei un amico!
Sei un amico!
1 commento:
Bel blog interessante. Ciao Ass...
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