Ricevo da un carissimo amico consigliere comunale a Rimini la seguente lettera.
Da essa si evince che la Regione Emilia-Romagna non rispetta le Leggi Italiane e "impone" alle Amministrazioni Locali ordinamenti contrari alla Costituzione Repubblicana.
Faccio notare che la Regione Emilia-Romagna è governata dal 1948 da un Partito che ha cambiato nome più volte, che, come il lupo, "cambia il pelo, ma non il vizio". Proprio oggi il segretario del Partito Democratico, che comanda la Regione Emilia-Romagna, ha dichiarato che il suo partito vuole essere il Partito della Costituzione.
Da 60 anni ormai, so bene che questa gente fa molta propaganda in un senso e opera nel senso contrario.
Faccio altresì notare che Sindaco di Rimini è il Dr. Alberto Ravaioli, cattolico.
APPROVATA MOZIONE CONTRO LA FAMIGLIA
Ieri sera a Rimini in Consiglio comunale, nella disattenzione generale, quasi di soppiatto e senza discussione, è fulmineamente passata una mozione che aveva ad oggetto:
- Recepimento art. 48 Legge Finanziaria Regionale 2009, presentata il 21 gennaio 2010 dal Consigliere socialista Stefano Casadei.
Contenuto della mozione è il sostegno alla causa delle “unioni civili” e l’avallo alla politica regionale di relativizzazione del concetto di famiglia.
Il fenomeno delle “unioni civili” o convivenze di fatto, secondo il proponente, sarebbe in espansione in Europa, in Italia, e in Emilia Romagna dove circa il 10% della popolazione vivrebbe in coppie di fatto, ma i dati, che sono tutti da verificare, caso mai li si volesse analizzare, sarebbero da informazioni assunte riducibili a semplice statistica anagrafica, che non differenzia assolutamente fra i diversi casi possibili.
Pare pretestuoso pertanto assimilare alle “unioni civili” le semplici convivenze che per forza maggiore o per convenienza economica, come i casi di coabitazione, sono certamente in aumento, necessitati dalla crisi economica incombente, non certo connessi a ragioni affettive o di gratuito solidarismo interpersonale.
Il collega cita nella sua esposizione l’art. 3 della Costituzione riguardante la rimozione degli ostacoli che limiterebbero la libertà e l’eguaglianza dei cittadini.
Sarebbe stato utile ricordare, secondo noi, anche gli artt. 29, 30 e 31, che spiegano che la “famiglia” è la società naturale fondata sul matrimonio, e che la Repubblica ne tutela i diritti precisandone i doveri.
E ricordare anche che le Regioni e le Amministrazioni locali sono parte di una Repubblica, che è impegnata ad agevolare, con misure economiche e provvidenze, la formazione della famiglia senza che per questo si debbano fare indebite assimilazioni.
Il proponente invece prima richiama le norme dell’ordinamento anagrafico e cioé l’art. 1 della L. 1228/1954 e l’art. 4 del DPR 223/1989 e poi, successivamente, l’art. 48 della Legge finanziaria regionale del 2009.
Quest’ultima norma è stata oggetto di un duro intervento del Cardinale Caffarra inutilmente appellatosi ad Errani, mentre il Consigliere Regionale Marco Lombardi aveva evidenziato profili di incostituzionalità in danno dell’istituto familiare.
Una mozione che è frutto dell’imperante relativismo etico ed antifamiliare che aggroviglia la sinistra e che non è capace di far altro che di proporre di impegnare:
“ Il Sindaco e la Giunta, in applicazione della normativa regionale sopra indicata, ad applicare i diritti generati dalla legislazione comunale nell’accesso ai servizi, alle azioni e agli interventi alle singole persone, alle famiglie e alle forme di convivenza di cui all’art. 4 PR 30 maggio 1989 n° 223.”
E’ da rilevare che la Corte Costituzionale di recente ha respinto i ricorsi sui matrimoni omosessuali dichiarando infondato il richiamo agli articoli 3 e 29: la famiglia non puo’ che essere, secondo i giudici, una ’societa’ naturale’ composta da un uomo e una donna e fondata sul matrimonio.
Nell'occasione il sottosegretario alla Salute Eugenia Roccella ha affermato, commentando la decisione della Consulta sfavorevole ai matrimoni gay:
Nell'occasione il sottosegretario alla Salute Eugenia Roccella ha affermato, commentando la decisione della Consulta sfavorevole ai matrimoni gay:
"L’ambito su cui si puo’ eventualmente esercitare la discrezionalita’ del legislatore e’ soltanto quello dei diritti della persona, cosi’ come hanno sostenuto i promotori della grande manifestazione del Family Day del 12 maggio 2007 a Roma. Nessuna discriminazione dunque, ma l’affermazione dei principi fondamentali della Carta Costituzionale in cui tutti gli italiani si riconoscono".
Ora noi rispettiamo le idee di ciascuno ma, occorre dirlo, ci preoccupa molto che nel tranello laicista, per l’ennesima volta, ci caschino quei “buoni cattolici” di maggioranza che ritengono inopportuno l’intervento dei Pastori .
Una mozione insidiosa quella votata ieri sera, pretestuosa ed anticostituzionale, che purtroppo ho contrastato da solo.
I “buoni cattolici” invece hanno votato a favore, contro la famiglia, altri di minoranza si sono astenuti.
Consigliere Comunale Eraldo Giudici
POPOLARI LIBERALI - PDL
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