30/05/12

A flagello terraemotus...

Nella Chiesa di Santa Chiara a Rimini, in Centro, un'invocazione campeggia sopra l'altar maggiore "A flagello terraemotus libera nos, Domine". Dal 1600 ad oggi, Rimini è stata colpita 4 volte, una per secolo, con frequenza sempre ravvicinata fino al 1916. Ho parlato anch'io con un vecchio Cavaliere allora ragazzetto, che l'aveva vissuto. Terremoto e guerra. In quegli anni Rimini aveva gli uomini al fronte e fu anche cannoneggiata dal mare dalla Marina Imperiale Austriaca. Distruzioni su distruzioni. Eppure oggi Rimini è una città vivace, attiva, rinata ancora una volta dopo il passaggio del fronte nel 45, la propria gente sfollata nelle campagne e ospitata nella Repubblica di San Marino (onore per sempre a questo popolo generoso e cristiano) e gli innumerevoli bombardamenti alleati, che ne avevano fatto un cumulo di macerie. In quegli anni visse un santo, Alberto Marvelli. Noi, figli del Dopoguerra, abbiamo visto solo qualche traccia di tutto questo ed una città nuova, piena di vita e di iniziative. Piangevamo ai racconti e cercavamo d'immaginare.
Oggi vediamo disastri e distruzioni con la televisione, vicini e lontani, come quelli di questi giorni nei paesi attorno a Modena, verso il Po. Qualche scossa del terremoto è arrivata fin qui: cosa di poco conto; eppure, come tutti e non solo perché italiani, ci domandiamo e ci muoviamo, per quello che si può. 
La domanda è per tutti.

Lettera alle popolazioni colpite dal sisma
I beni che passano e quelli che restano 
 da L'Osservatore Romano del 28-29 maggio 2012

Carissimi fedeli, carissimi sacerdoti, carissimi religiose e religiosi, desidero partecipare alcune riflessioni a voi che siete stati colpiti dall'immane tragedia del terremoto. Spero che questi miei pensieri siano di consolazione e di conforto nel grande dolore che state vivendo.

Sono sicuro che riflettendo su quanto accaduto siete rimasti colpiti e come storditi dalla constatazione della fragilità di tutto il nostro mondo. In pochi minuti avete visto coi vostri occhi secoli di storia e di lavoro spazzati via. Ma soprattutto avete sperimentato quanto sia fragile, breve, fugace la nostra vita.
In questi giorni sicuramente siete stati investiti da domande drammatiche: perché è accaduto? I sismologi, per quanto sanno, possono darci le ragioni geofisiche. Ma la vostra domanda ha un altro significato: quale senso hanno i nostri giorni di fatica e di dolore? Ma, alla fine, un senso ce l'hanno? È questa domanda che, sono sicuro, attraversa il vostro cuore.

Carissimi, quando ho visto municipi letteralmente sventrati o crollati non ho potuto non pensare: queste immagini ci dicono che anche la nostra convivenza municipale, nazionale ed europea sono state "sventrate" dal sisma del nostro individualismo utilitarista? Carissimi, quando ho visto le chiese crollate o inagibili, ho pensato al grido profetico del nostro Santo Padre Benedetto xvi che continua a dirci: la crisi della Chiesa in Europa è una crisi di fede. Una crisi così profonda che rischia di far "crollare" la Chiesa in Occidente. Il vostro coraggio, la dedizione eroica dei vostri sindaci, la testimonianza commovente di voi sacerdoti, veri pastori che condividete ogni sofferenza del vostro popolo, sono un segno precursore ed esemplare. Il segno che tutti siamo chiamati a ricostruire vere comunità civili che non si riducano a essere coesistenze di egoismi opposti; a riscoprire, durante l'imminente Anno della fede, o a riaccogliere il tesoro incomparabile della fede.

+ Card. Carlo Caffarra

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