Stasera ho incontrato Gesù, in piazza Gramsci, piazza Santa Rita, alla fermata dell'autobus, alle 20,10.
Era biondo, ubriaco, con l'accento straniero e vestito da donna.
Era lì da solo, l'amica l'aveva invitato a salire sull'autobus in modo rude; lui le aveva risposto non so che; non capisco il russo.
"Scusa, signore, posso usare il tuo telefonino. Il mio è scarico, metto la scheda. Gli uomini bisogna tagliare tutto. Perché il telefono si scarica e finisce la scheda quando è bisogno?"
Apriamo i cellulari, togliamo le schede; introduco la sua nel mio cellulare e arrivano 1.2.4.6.7.8 messaggi.
"L'ultimo qual è?"
"L'ultimo qual è?"
Si avvicina, mi sfiora la spalla, si appoggia leggermente per leggere. L'odore dell'alcool è evidente e singhiozza ripetutamente.
"Mi scusa, signore, oh...questo, come si chiama questo?"
"Singhiozzo".
E' allegra, senza inibizioni.
"Questo numero è di Roma"
"No, è di Russia"
"Ah, sì, non è italiano. Ecco anche questo viene dalla Russia"
"Come fai a dire tu che è di Russia?"
"Me lo hai detto poco fa"
"Ah, ecco leggi, questo numero: ecco io ricordo. Leggi...chiama. Ecco io chiamo lui; lui dopo chiama me. Uomini tagliare questo: cosa voi tagliare uomini? Questo e questa" accennando alla gola e ad un'altra parte del corpo.
Aspettiamo e lui chiama.
"Mario, sono qui, vicino Mercato Coperto. Vieni. Grazie, signore. Perché tu sei qui?"
"Aspetto l'autobus per andare a casa"
"Dove?"
"Qui vicino, alla Fiera vecchia"
"Signore, ti do mio numero. Vuoi? Tu vivi da solo? Sai, se tu bisogna, noi donne russe lavoriamo"
"Ho un'amica russa, che abita al grattacielo".
Tace, si allontana un poco.
"Grazie, signore, grazie per tuo aiuto, grazie" mi risponde con grande dignità.
Così, biondo, sui 40 anni, sfigurato dall'alcool, mi ha chiesto aiuto. Lui che è il Signore di tutto.
Mi allontano, gli autobus che dovevo prendere mi sono passati già tutti davanti; mi avvio a piedi fischiettando. La luna sopra il tetto della chiesa. Il mio cuore comincia a battere in modo strano, lento, cupo e profondo. Non qui, Ti prego,
Mi attacco ad un palo; passa il mio amico Daniele, compagno del Liceo, non ricordo più il suo nome; un auto avanza con l'allarme acceso.
L'ultimo autobus si avanza, sono fuori dalla fermata, tento, alzo la mano, si ferma e mi fa salire.
"Grazie" Il cuore non accenna a riprendere il suo ritmo.
Non adesso, per favore.
Che dolore, che solitudine, questa figlia di Dio venuta da lontano! Forse si fa coraggio con l'alcool. La rivedo bambina, nata per Lui anche lei, lontana da casa, senza amici e qualche uomo con cui stare un'ora o una notte. Che dignità nel ringraziarmi!
Gesù mi è venuto incontro così, stasera, in una piazza semibuia semideserta, al chiaro di luna, in un giorno d'inverno.
Biondo, ubriaco e in attesa, chiedendomi un favore, un piccolo aiuto, Lui, che è il Signore di tutto.
1 commento:
La prossima volta che vengo dalle tue parti ci facciamo una passeggiata serale. È veramente una cosa bella questa che hai scritto qui.
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