01/10/09

A flagello terraemotus


Oggi, 1 Ottobre 2009, la Cina celebra il 60° anniversario della Rivoluzione che portò Mao e i suoi compagni comunisti al potere in quella terra di antichissima civiltà.
Oggi, la Chiesa festeggia Santa Teresa del Bambin Gesù (S. Teresina) e tutti i martiri cinesi di ogni tempo.

Abbiamo ancora negli occhi e nel cuore le immagini dei due disastri di questi giorni, i due terremoti consecutivi, di forte intensità con relativi tsunami. Ormai tutti conosciamo questa parola giapponese.
Il mondo è diventato davvero piccolo.

Avvenimenti simili si sono verificati sempre negli anni e nei secoli, come non ricordare l’esplosione del vulcano Krakatoa; ma le  notizie viaggiavano più lente e di molte sciagure passate non abbiamo nemmeno notizia.

Viviamo su una terra “viva”, un pianeta giovane. Le "zolle" di cui è costituita la nostra superficie terrestre si muovono, si scontrano, si sovrappongono, come avviene per analogia con le onde del mare.

I costi umani sono alti, meglio dire le persone coinvolte direttamente soffrono e la comunità internazionale si muove, meglio dire le persone che ne sono fuori, si mobilitano, giustamente, per sovvenire alle necessità immediate e a lungo termine. E’ la solidarietà, iscritta profondamente nel cuore umano!

Avvertiamo che siamo una cosa sola, una sola famiglia. Così è avvenuto anche per la nosta Italia di fronte ai nostri soldati morti in Afghanistan o solo alcuni mesi fa in terra d'Abruzzo. 

Scienziati illustri discutono sulle origini dei terremoti, investigando sulla possibilità di  coglierne i segni premonitori  per poter mettere loro un argine o almeno ai danni più gravi provocati, riguardanti uomini, creature viventi e materiali. Questa pure è un’opera di solidarietà e di carità.

A flagello terraemotus libera nos, Domine, si pregava tempo fa e si prega tuttora, molto meno, perché si crede da molti che, se a mettercela tutta se ne potrà venire a capo.
La Scienza, si dice, spiegherà tutto. 
Chissà perché si usa sempre il tempo futuro…?!

In terra di Romagna, terra di pazzi e di poeti, visse e operò in tal senso un faentino, Raffaele Bendandi, le cui teorie furono al centro di un dibattito intenso, con schieramenti contrapposti. 
I romagnoli in Italia hanno sempre avuto questa funzione: dividere gli animi. Basti pensare al cittadino di Predappio, che giunse fino a Roma nella prima metà del secolo appena trascorso.

Bendandi era un autodidatta,non conosceva tutti i trucchi del mestiere, i meccanismi accademici, non era laureato. Per questi motivi fu sempre osteggiato: non faceva parte dell’establishment culturale e scientifico del suo tempo. Neppure Faraday era laureato; ma aveva imparato ad essere un buon fisico e a scegliere gli amici giusti. Entrambi lavoravano per pura e semplice passione.


Che cosa è scienza? Che vantaggi porta alla vita comune? Come si diventa scienziati?  Perché studiare?


Il Papa stesso si occupa di questioni umane simili nell’ultima Enciclica “Caritas in veritate”, perché la vita è importante agli occhi di Dio, tutta, in ogni aspetto, anche quello che vede i nostri fratelli in terre da noi mai visitate o vicine poche centinaia di chilometri, affrontare situazioni drammatiche e dolorose e noi spesso indifferenti e dimentichi.

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