26/07/09

L'estate romagnola è anche questa


Riccione. In spiaggia la giornata si apre con la recita delle Lodi
di Giorgio Paolucci

L’alba del nuovo giorno, sul la spiaggia di Riccione, ha mille volti. Quelli dei vec chi che passeggiano nell’acqua «perché dicono che fa tanto bene alle ossa» e delle mamme che spingono i passeggini per far respirare l’aria di mare ai loro piccoli. Quel li dei cultori del fitness che corro no sul bagnasciuga ascoltando musica in cuffia, e dei reduci dalle discoteche calati in spiaggia per dormire. E poi ci sono « quelli delle Lodi ». Ai Bagni Augusta, zona numero 107, ogni mattina alle 7.30 si prega in riva al mare.

« Vieni Santo Spirito, manda a noi dal cielo un raggio della tua luce». Suor Gemma guida la preghiera circondata da un gruppo di turisti che hanno scelto di cominciare così la loro giornata. Un gesto controcorrente nel popolo delle vacanze che affolla una delle spiagge più rinomate dell’Adriatico. Un segno di contraddizione e insieme una testimonianza pubblica della propria fede. Che si rinnova puntuale ogni mattina d’estate, da undici anni. Trenta, quaranta persone, – «ma siamo arrivati anche a centodieci», ricordano i frequentatori più assidui – recitano i salmi con lo sguardo rivolto al mare che a pochi metri fa sentire il suo incessante sciabordio. Qualche passante si ferma incuriosito a guardare questa strana «tribù», alcuni interrompono la passeggiata mattutina e si aggiungono al coro degli oranti, un manipolo di ragazzi reduce dallo sballo notturno ri dacchia e passa oltre. Ma ogni tanto, giurano «quelli delle Lodi», qual cuno fa il segno della croce, come una memoria di qualcosa di incancellabile.

«L’aurora inonda il cielo di una fe sta di luce, e riveste la terra di meraviglia nuova». Le parole del salmo sembrano scritte per l’occasione, una sorta di viatico per gustare lo spettacolo del sole che si alza in cielo e del mare che si perde all’orizzonte, sorvolato da branchi di gabbiani. «Cominciare così un giorno di vacanza è un’altra cosa, questi minuti ti restano nel cuore fino a sera», commenta soddisfatta una coppia di bergamaschi che da vent’anni viene in ferie da queste parti. «Ogni mattina ricordo i miei figli, i nipoti e gli amici – racconta una donna bolognese che passa a Riccione l’intera stagione, come ormai non usa quasi più nelle vacanze mordi e fuggi –. Ho invitato la vicina di casa, adesso anche lei è dei nostri».

L’animatrice della preghiera mattutina in spiaggia è suor Gemma Di Bartolomeo, classe 1929 ma grinta giovanile. Dopo dieci anni trascorsi a San Giovanni Rotondo in mezzo alle orfanelle («dormivo in un camerone con 22 bambine, tempi eroici»), dal 1945 si è trasferita a Riccione e per mezzo secolo si è dedicata all’educazione dei piccoli in una scuola materna di proprietà della sua congregazione, quella delle Suore Francescane Adoratrici. Ora assiste malati e anziani, dà una mano in parrocchia e ogni mattina d’estate invita i bagnanti a pregare con lei. « Ho conosciuto centinaia di persone, con alcuni sono nate amicizie, c’è chi ci chiede di pregare per parenti malati o in difficoltà. Dopo la recita delle Lodi qualcuno si ferma a chiacchierare e si confida. Qui si scopre un volto di questa città molto diverso da quello raccontato dai media. Riccione non è sinonimo di sballo, non è soltanto divertimentificio. Sapesse quanta gente ha bisogno di qualcuno a cui confidare i suoi drammi o a cui comunicare una gioia...».

Alla fine della preghiera la suora intona un canto dedicato alla Madonna, regina del mare e protettrice dei marinai. Qualche stonatura nel coro improvvisato, ma grande trasporto. Cantare e pregare sul bagnasciuga, davanti a tutti, senza pudore. In questa Italia sempre più smarrita e dimentica di sé, la sfida di un piccolo popolo che riconosce il Mistero presente. E che non manda in vacanza la fede.

Da undici anni su iniziativa di una suora francescana, i turisti si radunano a pregare in riva al mare. Una sfida e insieme una testimonianza nella capitale del divertimento.

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