06/02/09

Dum Romae consulitur... Asunciòn operatur

"Mentre a Roma si discute..." così inizia una celeberrima frase dello storico Livio. Mentre a Roma si perde tempo a discutere della costituzionalità o meno di un decreto-legge per salvare la vita di un'innocente ed un Presidente della Repubblica cosiddetto "Coniglio", è preoccupato di non scontentare nessuno per affermare un "principio", qualcuno al di là dall'Oceano, in un Paese del Terzo Mondo, ha le idee ben chiare e pone fatti al di là di ogni tentennamento o affermazione di principio a tutela e difesa della dignità di ogni uomo.
Chi è più umano?
La vecchia Roma parolaia, patria del "Diritto" o la nuova Asunciòn, città della speranza? 

Poi gustatevi anche questa intervista ad Enzo Jannacci, medico e autore di splendide canzoni. Basta veramente poco per rendersi conto dove sta la ragione.

PADRE ALDO TRENTO  MAIL DEL 5 FEBBRAIO 2009

Cari amici,

guardare la realtà , viverla è sempre un stare in piedi guardando il Mistero, con quella drammaticità che ti fa dire continuamente “io sono Tu che mi fai”. Il Mistero di cui la realtà è segno e cammino mi fa vivere commosso e sempre come le “scolte di Assisi”. Per questo vivo sorpreso di tutto e ogni cosa è un imprevisto, una novità.

Ieri mattina mi chiama l’Arcivescovo di Asuncion: “Padre Aldo, ti chiedo un favore. L’Arcivescovo emerito Mons. Santiago Benitez è quasi arrivato alla meta e vorremmo ricoverarlo nella clinica S.Riccardo Pampuri, appena si è ripreso da un’infezione ospedaliera (è ricoverato nell’ospedale più bello di Asuncion). Per favore, avete una stanza?”. “Chiaro che si, Monsignore. Già nella costruzione della clinica il primo pensiero è stato per i sacerdoti, religiosi, vescovi, che in questa terra non hanno nessuna struttura che li accolga. Per di più Mons. Benitez oltre che essere stato uno dei più grandi vescovi del Paraguay e dell’America Latina (padre conciliare, redattore con il Papa attuale del catechismo della chiesa cattolica, ruoli fondamentali nel CELAM) è stato il Padre che 20 anni fa mi ha accolto e prima ha voluto CL in Paraguay. Dio si è servito di lui per accogliere questo figlio prodigo mandato qui da Giussani ed ora il figlio prodigo accoglie il Padre che tanto si prodiga per lui. Bene, venga Mons. Benitez”.

Immaginatevi la mia gioia: assistere colui che mi ha accolto, colui che è stato qui la dilatazione del grande abbraccio di Giussani su di me! Che grazia questo ospedale, dove ogni classe di persona è accolta, amata, aiutata a morire in letizia. Vi siete mai chiesti perché San Francesco chiamava “nostra santa morte corporale” o “sorella morte”?

La realtà è il corpo di Cristo. Guardate questa foto: è un ammalato di AIDS che si sta sposando. È accaduto domenica 1 febbraio. Dopo il “si” e la parte dell’anello a sua moglie è entrato subito in coma. Impressionante: SI e poi ha perso i sensi. Qualcuno dirà: ma che cosa gli è servito sposarsi in quelle condizioni? Amici, l’amore è eterno. Ciò che termina è l’aspetto fenomenico della sessualità, ma la sessualità, dimensione costitutiva dell’io e origine di ogni relazione è per sempre. Non dimentichiamo il dogma dell’Assunzione…

Il loro SI non era funzionale all’uso dei genitali, ma al loro destino dopo 35 anni di concubinato. Qualunque preferenza è eterna. Altrimenti non capirei perché tutti i miei ammalati prima di morire, quanti sono concubini, vogliono sposarsi adducendo come motivo: “voglio morire in pace”. Lascio a voi entrare nella profondità di questa affermazione che come nessun altro spiega cosa vuol dire amare, cosa vuol dire sacramento del Matrimonio. Per me la morte, il guardarla ogni attimo in faccia è davvero rivivere la bellezza, la maestosità di ogni dettaglio della liturgia per i defunti. Vi prego, provate a chiedere a un prete che vi mostri come la Chiesa educa alla morte. Per non parlare poi dei canti, della Messa da Requiem, al “dies irae”, al “O de profundis”, ecc. Quanto è bella la realtà, perché la liturgia è la realtà nella sua massima espressione. Sempre più la clinica sta diventando un luogo di missione. Molti dei ricoverati sono evangelici che si sono allontanati dalla Chiesa cattolica per diversi motivi, ma uno in particolare: non c’è più spazio per ascoltare l’uomo.

Ovviamente il solo pensiero di incontrare un prete e poi il quadro della Madonna appeso alla parete o la Eucaristia crea in loro un disagio… che però dura solo alcuni giorni. Che succede? Tre volte al giorno faccio la processione con il S. Sacramento, ma nella stanza di loro mi fermo sulla porta e li benedico. Mentre con gli altri non solo li benedico, ma mi metto in ginocchio e bacio ognuno di loro. Con gli evangelici, invece, mi pongo in ginocchio e do loro un bacio, senza Gesù nella mani. Cioè parto da loro, dalla certezza che la realtà è il corpo di Cristo. Parto da loro, non da Cristo, per intenderci... e nel tempo quella realtà che è il corpo di Cristo li conduce a chiedere i Sacramenti, a baciare un santino, a bramare la Eucaristia. Com’è vero che la missione è la gioia di vivere la realtà con la certezza che è il corpo di Cristo.

Così capite che quanto leggo sui giornali locali anche rispetto a Eluana mi fa soffrire, perché lei è il corpo di Cristo. E guardo Victor in condizioni ancora peggiori: ma lui è il corpo di Cristo. Amici, la battaglia per Eluana è solo perché il capitolo decimo del “senso religioso” diventi come nostro e di tutti. Altrimenti rischiamo la ideologia. Dentro quel capitolo vissuto come commozione potete capire perché parlo, guardo la morte con certi occhi e desidero che tutti la guardino così, perché è l’unico modo per guardare la vita, la realtà.

 

P.Aldo

PADRE ALDO TRENTO 
MAIL DEL 6 FEBBRAIO 2009

Cari amici,

anche qui la stampa ha dato la terribile notizia di quanto sta accadendo in Italia, rispetto a Eluana. Anche qui parlano il linguaggio del mondo: l’Italia, la Chiesa divisa in due fra conservatori e progressisti. La rabbia è umana, il dolore pure: come la mia patria, la patria del diritto romano ecc.. è arrivata a tanto? Tutti noi siamo responsabili di quanto accade nel corpo di Cristo. Tutti noi che come diceva Giussani “ci vergogniamo di Cristo”. Siamo sinceri: non è forse così? Se penso a cosa è ridotta oggi la nostra Presenza nella realtà, a cos’è per noi la realtà, non posso non porre queste domande. Carron a la Thuile parlava di “intimismo”. Quelle parole sono per me un pugno nello stomaco. Guardo a Eluana e rivedo il capitolo decimo del Senso Religioso e mi chiedo: ma io salto sulla sedia di fronte alla commozione di quelle parole, di fronte alla realtà? E se non è così, io, tu, noi siamo chiaramente responsabili di quanto sta accadendo a Eluana.

 Che cos’è per noi la “realtà provvidenziale”? Ma il mondo in cui viviamo salta sulla sedia dalla gioia nel vederci vivere, lavorare in ospedale? Guardo la mia clinica, guardo il piccolo Victor, in coma irreversibile, pieno di piaghe alla testa, senza cranio, che mangia per sonda e non posso non commuovermi di fronte al Mistero palpabile che egli è e che inspiegabilmente segue vivendo. Egli è, è lì, nel lettino, è lì che mi ricorda la “realtà provvidenziale” del decimo capitolo del Senso Religioso e dal mio cuore sgorga un grido impressionante di Infinito: vieni Signore, Gesù. Pensando a come ci siamo mossi di fronte alla domanda: “facciamo o no una trasfusione di sangue (di cui vi ho già parlato), se può migliorare la sua qualità della vita anche per un istante (il mondo mi chiama pazzo)?” E abbiamo scomodato Roma, l’Istituto Giovanni Paolo II per avere luce…e mi permetto di rimandarvi di nuovo la risposta.

 

Caro Padre Aldo,

ho preso conoscenza del caso del piccolo Victor, che mi hai sottoposto.

Non essendo esperto in medicina, ho chiesto anche il parere ad una professoressa del nostro Istittuo, medico ed esperta in bioetica.

Con Lei e con un altro collega, il Padre Noriega, abbiamo rivisto la problematica che ci hai sottoposto.

Alla fine, la Dott.ssa Di Pietro ha steso questo parere, che riflette l'opinione maturata insieme che ti allego:

"Preso atto delle condizioni cliniche di Victor Quinones, nato il 14 aprile 2007 e attualmente ricoverato presso la casa Divina Providencia di Asuncion (Paraguay), si ritiene che - in attesa di una definizione diagnostica delle cause della progressiva anemizzazione - sia opportuno procedere con la emotrasfusione anche ricercando una via venosa centrale. Nel caso in esame, infatti, la emotrasfusione si configurebbe come un intervento in grado di migliorare la qualità della vita del paziente o, comunque, di non consentirne un peggioramento, palliando la sintomatologia in atto. La progressiva riduzione dell'emoglobina e dell'ossigenazione esporrebbe i tessuti - e in modo particolare il cervello - ad un'ulteriore condizione di ipossia aggravando così le già compromesse condizioni. In un secondo momento, si continuerà con la somministrazione di acido folico, di ferro e di eritopoietina, come già previsto dal protocollo clinico".

Spero ti possa essere di aiuto.

Ti assicuro un vivo ricordo nella preghiera al Signore della Vita.

Un abbraccio

don Livio

 

Questo perché l’uomo è un Mistero ed io, noi, dobbiamo arrenderci e riconoscerlo in ginocchio. Dolorosamente, non essendo più la realtà il punto di partenza, capisco (se è vero) che ci siano stati anche dei preti di Udine che abbiano scritto in appoggio alla morte di Eluana. Solamente chi vive commosso davanti alla “realtà provvidenziale” che sta di fronte al fatto, alla realtà, può vivere adorando il Mistero di Eluana, di Victor.

Amici, mai come oggi capisco che la nostra battaglia sta nel prendere sul serio quanto Giussani ci dice mediante Carron. Partiamo da qui ed Eluana esce vittoriosa, viva, qualunque sia la sentenza diabolica di chi accecato dall’ideologia ha perso la testa.

Per me, guardando i miei ammalati in coma da tempo, vedo la bellezza di Eluana che continuerà a vivere nella misura in cui io, noi, staremo commossi davanti al capitolo decimo del Senso religioso.

Credetemi, bisogna impararlo a memoria, saltare sulla sedia dalla commozione perché il caso Eluana non si ripeta più.

Con affetto

P.Aldo, Victor, Celeste, Cristina, Aldo ecc… 

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