09/02/09

La realtà è segno della Presenza

In questo momento di dolore un invito di Padre Aldo

Da: padre Aldo TRENTO 

Data: Fri, 30 Jan 2009 17:52:43 -0300

Cari amici,

Alcuni mi hanno giustamente fatto osservare se era il caso o no di mostrare quel breve “video” sull’agonia del mio figlio Antonio, morto giovane di AIDS, dicendo fino all’ultimo respiro: Gesú, Giuseppe, Maria.

Prima di tutto la cosa interessante è che colui che ha fatto tutto questo è un altro mio figlio, Giorgio, compagno di malattia di Antonio. Giorgio, un ingegnere informatico malato da anni e che era sulla strada. Prima di essere qui con noi.

Allora, perchè tutto questo?

1. La realtá é la realtá e si impone per ció che é attraverso le diverse circostanze della vita: il nascere, il crescere, lo studiare, il mangiare, l’andare al bagno, pulirsi, tenere in ordine l’armadio, innamorarsi, sposarsi, fare dei figli, essere prete o consacrato, soffrire e infine morire.

La realtá é un’unitá che si esprime in modo meraviglioso a 360 gradi. Allora, o uno la vive o non la vive. Ma viverla significa vedere in lei la poderosa voce dell’Eterno “Ex uno omnia, et omnia locuntur unum”. Immaginatevi cosa sarebbe per me la vita quotidiana  senza questa prospettiva: una paralisi. Sarei come un bimbo davanti ad una vetrina piena di giochi e non saprebbe quale prendere, o per dirla con Giussani, come un bimbo davanti al meccano. Per me dentro tutti i casini di cui è fatta la realtá è chiaro quell’UNO, per cui non esiste condizione della realtá che non sia positiva, che non generi ammirazione, commozione. Cosa diversa dallo “spettacolo” ecc o cose di questo genere.

2. Facciamo degli esempi. Ieri mattina il Vicepresidente, oggi Presidente in esercizio per l’assenza di Lugo che è in Brasile alla internazionale socialista, è venuto a trovarci per invitare padre Paolino e me all’inaugurazione del museo del calcio, con la sua presenza, quella di Platter, presidente della FIFA, di Hevalarge, ex della FIFA, Leoz della confederazione Sudamericana a altri “divi” del calcio come Cafu, Higueta ecc...

Una sera splendida, con la “mafia” mondiale del calcio. Un’ora prima di partire nella clinica muoiono due persone. Le assisto, sto con loro, do ai loro corpi freddi un bacio e poi con Paolino alla festa del calcio. Torniamo a notte fonda, dopo essere passati in un buon ristorante a mangiare e quindi vado alla clinica per l’ultimo saluto. Finalmente a dormire, ma dormiró solo 3 ore. Alle 7 di questa mattina viene a colazione il Vicepresidente con due industriali vicentini: Rino di Arzignano il re del cuoio, un altro impresario, sempre veneto e un paraguayo. Una buona colazione. Si parla di tutto...si parla perfino con il capo della segreteria di Galan, con Bepi Saretta, ex deputato D.C., con un viceministro del governo Berlusconi. Si vedono possibilitá di aiuto...di finanziamenti fra i due governi. Paolino ed io, due cretini qualsiasi, il cuore di tutto. Terminata la colazione il vicepresidente se ne va e i due industriali veneti a contemplare tutto. Lascio a voi immaginare la loro faccia. Se ne vanno anche loro...ma il pranzo sará ancora con loro, il Vicepresidente della Repubblica ecc.. Quindi vado alla clinica, sto con i due morti, celebro la Messa, do loro il bacio finale sulla fronte...e via al cimitero. Gli ammalati che si possono muovere assistono. Ricordo loro che il turno è per tutti e prossimo. Ogni faccia è lieta.

Le due bare passano fra i bambini che giocano, si fermano, pregano e poi riprendono a giocare. Cosí gli adulti del café letterario, cosí gli operai.

Quindi facciamo il consiglio di amministrazione, mentre ci dicono che è arrivato una persona malata terminale con un cancro alla faccia grande come una zucca e perde sangue a dirotto. Corrono i medici, gli infermieri. La vita é la vita. La realtá é la realtá. Nessuno spavento, nessun trauma, nessuno spettacolo. Qui è una festa perchè la vita é cosí ed é cosí anche quando fra poco inizia la scuola e i nostri bambini di tre anni fino ai 12 andranno alla clinica a visitare Victor, Cristina, Celeste, a pregare per chi muore, toccare il corpo e farsi il segno della croce.

Ma non solo tutti i giorni a pranzo la nostra comunitá religiosa, P. Paolino, Ferdinando ed io, é composta di diverse persone, normali, depressi, con problemi... C’é chi parla, chi no, chi troppo, chi mai. É un circo ma che bello...Ni ente borghesismo o i frati che se la contano. Anzi... immaginate vi quanto grande deve essere la tensione ideale, la familiaritá con Cristo. Dico loro: ma io sono stato sono abbracciato cosi da Giussani, da Carron, dalla S. Carlo, é la vita. La comunitá fa i conti con la realta: certo tutto potrebbe essere piú comodo... ma la realta si impone. Cosa vuol dire prendere sul serio quanto Carron si dice, quando ci parla della realta, della familiaritá con Cristo? Per Me, questo.

3. Amici, capite dov’è il problema? È se siamo ancora capaci di guardare la realtá come segno della Presenza, se la realtá ci è familiare, se le circostanze, qualsiasi siano, come la crisi economica che vi spaventa, sono per voi come per me la modalitá con cui il Mistero si relaziona con voi, con me. O sono gli aspetti brutti della realtà? Per caritá. Per me sono gli aspetti belli, anche se drammatici. Perchè non essere riuscito a dormire non è certo facile per me, però anche questa fatica è bella perchè mi fa chiedere di piú. Quando non dormo bene tutto mi è terribilmente piú difficile, sudo il doppio e il sudare mi rende nervosissimo. Peró che grazia, per chiedere il dono della pazienza! Poi con gli “ultimi”, che vorrebbero mangiarmi se potessero! Ogni attimo uno che ha bisogno, che chiede. I miei nervi non sono facilmente controllabili. Però si possono semplicemente trasformare in preghiera. E cosí accade.

Per terminare, amici, la vita è la vita e se, per un equivoco, vi e stata fatta vedere in uno dei suoi aspetti piú drammatici e affascinanti, sappiate che per noi, per me, è un’altra cosa, è la realtá, è la vita nel suo bellissimo aspetto finale quando finalmente tutto si compie nella pienezza della vita. Quando la realtá appare in tutto il suo splendore come dice S. Paolo: “la realtá è il corpo di Cristo”.

Auguro una sola cosa: siate realisti. E allora anche la crisi economica si trasformerá in creativitá, in una possibilitá nuova di scoprire ció che siete, ció che siamo, riscoprendo il destino per cui siamo fatti.
Benedetta crisi, per chi ama la realtá. Un’occasione unica per convertirci e credere nella Provvidenza in modo concreto. In fondo non possiamo non seguire quanto Carron ci indica continuamente: “guardare la realtá, la familiaritá con Cristo”. Cosi tutto diventa missione cioé movimento, como anche nel pranzo di oggi con un gruppo di industriali decisi a camminare con noi. Il movimento é tutto questo camminare dell’io dall’inizio alla eternitá passando per la morte.

Con affetto

P.Aldo 

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