12/12/08

Come vivono le donne delle pulizie e della cucina.

L'ultima lettera dal Paraguay. Buone notizie!

From: Padre Aldo Trento
Sent: Thursday, December 11, 2008 8:39 PM

Cari amici,
che bella la scuola di comunità di questa mattina con le donne delle pulizie e della cucina della clinica.

Due interventi:

Modesa, la cuoca:

Da 4 anni lavoro nella clinica. Appena arrivata mi sono spaventata nel vedere ogni giorno morire le persone… e poi vedere i corpi dei pazienti con le membra putrefatte venendo dalle discariche ho preso paura. Per mesi perfino la febbre mi provocava questa situazione. Arrivai ad un certo punto che ero distrutta fino al pensare al suicidio perché non potevo sopportare che Dio permettesse tutto questo dolore inumano. Ho avuto bisogno di 4 anni di cammino nella fede mediante la scuola di comunità per poter oggi affermare: la morte è qualcosa di bello. Adesso so con certezza che la morte, come si vive qui, è una grazia. Ripeto continuamente "Signore sia fatta la Tua volontà". Ringrazio Gesù di essere qui.

Irene, la lavandaia:

L’altro giorno ho provato una grande disperazione. Stavo passando per il corridoio quando ho visto, essendo aperta la porta della stanza dove è ricoverato Giovanni, questo povero uomo vomitare d’improvviso. Mi sono avvicinata per aiutarlo mentre veniva l’infermiera. Però terribile è stata la sorpresa quando ho visto che vomitava i vermi bianchi che gli riempiono la gola putrefatta (è un uomo raccolto in una favela e già era venuto qui con la gola putrefatta). Mi sono messa a pregare, mentre tenevo il catino. Pensavo di morire d’infarto durante questa cosa mai vista. Mi prese la disperazione… ma subito ho detto a me stessa "è una prova del Signore" perché impari a valorizzare ciò che sono e ciò che mi da".

Maria, donna delle pulizie:

Sono due anni che sto qui, dove mi ha portato la Misericordia del Signore. Ogni giorno vivo l’allegria e la tristezza della vita. L’allegria per vedere che Lui c’è, è presente. La tristezza per questo mare di dolore che vedo e diventa mio. Ma tutto questo mi educa a dire: quando sono allegra "Gesù ti ringrazio" e quando sono triste "Gesù ti offro".
Quando uno obbedisce alla realtà stessa ci educa a questa bellezza, a vedere la bellezza drammatica della morte e a non avere il voltastomaco nel caso di Irene. La realtà è la grande amica dell’uomo. C’è bisogno di qualcuno che ce lo indichi. Questo è per noi la scuola di comunità e ciò che ci insegna Carron.


Ciao
P.Aldo


P.S. Don Giussani segue con il miracolo, guardate nella foto che bello: Celeste già gioca!

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