15/08/08

Ferragosto - La Protagonista e i protagonisti della storia


Vi ricordate quando studiavamo ancora le cose belle a scuola, quando Manzoni in Il nome di Maria diceva:

"Tacita un giorno a non so qual pendice
Salia d'un fabbro nazaren la sposa
Salia non vista alla magion felice
D'una pregnante annosa
(Elisabetta, che da vecchia era stata resa incinta, come aveva predetto l'angelo)
E detto salve a lei, che in reverenti
Accoglienze onorò l'inaspettata
Dio lodando sclamò: Tutte le genti
Mi chiameran beata
(e noi stasera siamo qui a ripetere questa profezia, a rendere vera ancora questa profezia)
Deh! con che scherno udito avria i lontani
Presagi allor l'età superba! (l'uomo moderno con che riso di disprezzo avrebbe sentito dire quella ragazza di sedici anni: "Tutte le genti mi chiameran beata") Oh tardo
Nostro consiglio (come è duro il nostro cervello)! Oh degli intenti umani
Antiveder bugiardo (come il nostro modo di prevedere le cose è piccolo, è mentitore)!"

"Ha fatto di me cose grandi". E infatti tutto il mondo, come storia, è stato diviso, anche proprio come anni, come numero d'anni, dal bambino che doveva nascere da lei. E il bambino che doveva nascere da lei sarebbe stato il Salvatore del suo popolo, il Salvatore del popolo di Dio, che è l'umanità intera. "Veramente ha fatto di me cose grandi Colui che è potente".

E così abbiamo, nella pagina delle nozze di Cana, il documento di ciò che lei, proprio come donna e come madre, sarebbe stata nella lunga serie degli anni della storia: la mediatrice fra la povertà dell'uomo e la potenza del Mistero, Gesù. Disse ai servitori: "Fate quello che lui vi dice", e Cristo le obbedì, diciamo "le obbedì", perché non fu strettamente una obbedienza, ma quella convenienza suprema che nasce dall'amore del figlio alla madre.

Questa è la devozione più grande nella storia della Chiesa e nella storia del mondo: la devozione alla Madonna, dunque, come un prolungarsi della mediazione che lei aveva realizzato a Cana tra quei due poveri sposi e Gesù, per una convenienza profonda, mirabile, colma di tenerezza, strumento della suprema affezione, Dio fatto uomo, a cui tutto è stato dato nelle mani. "Tutto mi è stato dato nelle mani", "Tu mi hai dato nelle mani ogni uomo, dice Gesù al Padre prima di andare a morire.

Tutto questo è beneficato dall'intercessione di questa donna, mediatrice di ogni grazia, cioé di ogni comunicazione di salvezza che Cristo fa al povero uomo, alla povera creatura; perciò mediatrice dell'azione salvatrice del Mistero.

Altrochè protagonista della storia!

E tutto il mondo e tutte le forze umane, anche quelle ecclesiastiche, sono costrette, come dire, a essere umili di fronte all'emergere del miracolo di Maria, perché in tutti gli anni della storia della Chiesa essa ha parlato al suo popolo, che è parte del suo oggetto materno, perché tutti gli uomini sono membra o destinati a essere membra del suo Figlio.
Veramente protagonista della storia: "Ha fatto di me cose grandi Colui che è l'Onnipotente".

Ma a questo punto il mistero di Dio rivela di più il mistero nel senso oscuro, non luminoso del termine, il mistero della vita dell'uomo, il mistero della storia umana. Il mistero della storia umana è quello di una lotta, una lotta fra il bene e il male, vale a dire una lotta fra il Figlio di Maria e - usiamo le parole del Vangelo - i generati dalla menzogna, da Satana. L'ottavo capitolo del Vangelo di san Giovanni descrive esattamente la storia dell'uomo come lotta fra Gesù e i seguacio i figli di Satana: "Voi seguite le opere del vostro padre, Satana. Egli è il padre della menzogna; quando dice le bugie le tira fuori dalla sua natura perché egli è il padre della menzogna".

Allora il protagonismo di Maria nella storia è essere madre della verità, e l'uomo, qualunque uomo, di fronte ad essa, ritorna dentro la verità della sua umiltà e si trova di fronte alla grandezza del mistero di Dio, a cui nulla è impossibile. La Madonna, nella storia dell'umanità, è la sorgente più immediata, più vigorosa e vibrante del senso religioso. Pensiamo, per esempio, a Fatima, quando ella è intervenuta nella storia della Chiesa e nella via del mondo attraverso tre bambini di cinque anni e otto anni, che hanno cambiato la faccia a tutta la nazione.

Allora noi da che parte ci metteremo? Ci metteremo dalla parte dei figli della menzogna o vorremo essere parte del Figlio di Maria? "Tutti voi che siete stati battezzati vi siete immedesimati con Cristo. Non esiste più (nessuna differenza) né giudeo né greco, né schiavo né libero (né destra né sinistra), né uomo né donna, ma voi siete uno solo (eis, uno solo, una persona sola) in Cristo Gesù". Dunque è veramente madre mia come è madre di Gesù, madre nostra come è madre di Gesù.

Una volta, nel ventunesimo capitolo di san Giovanni, Gesù apparve sulla riva del lago di Tiberiade (una delle pagine più belle di tutto il Vangelo). Erano là tutti gli Apostoli in quell'alba fresca, davanti a quell'individuo, a quell'uomo che aveva preparato loro dei pesci arrosto (chissà come era venuto lì ed aveva preparato quei pesci proprio per loro). E tutti sentivano: "E' il Signore!" e nessuno osava dirglielo, non osavano dirlo. Dopo, insomma, che si sono parlati, Gesù si volta, forse mentre andavano, si rivolge a uno e dice: "Simone, figlio di Giovanni, mi ami tu più di costoro?" E Pietro, sentendosi venire dentro al cuore, venire su dai precordi, i ricordi di tradimenti, di contraddizioni, di meschinità, che avevano costellato tutta la sua vita di pover'uomo, chissà come risponde: "Signore, tu lo sai, io ti amo". E Gesù guardandolo dice ancora: "Simone, figlio di Giovanni, mi ami tu?". Allora, chissà con quanto tremore, Simone risponde: "Signore, tu lo sai, io ti amo". "Pasci i miei agnelli". Lo ha reso protagonista della storia, protagonista della storia come capo della Chiesa. Per la terza volta, forse dopo aver fatto un altro passo, si sarà fermato e gli ha detto: "Simone, figlio di Giovanni, mi ami tu?". Allora san Pietro si sentì tutto confuso, eppure ebbe il coraggio di dire: "Signore tu sai tutto, tu sai che io ti amo". "Pasci le mie pecorelle, tutto quello che è mio, te lo do in mano. Vedi, quando eri piccolo ti vestivi e andavi dove volevi, ma quando sarai diventato grande un altro ti vestirà e ti porterà dove tu non avresti voluto". E dopo un po' gli dice: "Seguimi".

"Seguimi". E tutta la storia della Chiesa si innesta sulla discendenza di Pietro, il papato, il Vescovo di Roma, garante della fede di tutti i Vescovi e di tutti i fedeli (e questo è mistero, è l'onnipotenza di Dio dentro la storia, dentro la storia di poveri uomini). L'ha reso protagonista della storia, ma con un breve comando: "Seguimi".

Cos'è stato per la Madonna quel fiat, "sì, avvenga di me secondo la tua parola"? "Sì, ti seguo", Come ha detto il Papa nella sua bellissima enciclica sulla Madonna, è il primo "seguimi" della storia cristiana quello che l'angelo ha offerto alla Madonna. E lei ha risposto: "Sì, io ti seguo, avvenga secondo la tua parola".

Così deve essere per noi. Nella nostra breve esistenza, che fa parte della grande storia di Dio con l'umanità da che parte staremo? Stiamo dalla parte del fiat, "sì", di fronte alle circostanze tutte della vita, che non hanno altro che un significato, questo: "Seguimi".

Come Dio, Cristo, mi dice: "Seguimi"? Attraverso le circostanze della mia vita, in sè umilissime, fatte di istanti che non sono niente, fatte di niente; ma, abbracciando queste circostanze, dicendo: "Sì, ti seguo", noi ci mettiamo dalla parte di quel popolo umano che, illuminato e redento da Cristo, attraverso l'esempio e l'intervento mediatore della Madonna, trascina tutto il mondo, umano e non umano, il mondo umano e il cosmo intero, verso il suo destino. Vivendo il fiat, nella giornata di oggi, nelle circostanze di questa sera o nelle circostanze di domani mattina, dicendo: "Sì, seguo", fiat, che è come un soffio, è come niente, rispetto all'imponenza delle cose che avvengono, noi diventiamo con la Madonna corredentori. Vuol dire collaboriamo a portare il mondo umano e cosmico verso il suo destino, la felicità, la pienezza eterna, ciò per cui una madre fa nascere un figlio: la felicità.

(Luigi Giussani, La familiarità con Cristo, Ed. San Paolo, pagg. 156-162)

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