Che cosa scrivere oggi?
Dei Giudici in Italia si parla già troppo.
Potrei cominciare a dire qualcosa sulla tanto magnificata Sanità Emiliano-Romagnola, ma rischio il licenziamento, essendo dipendente pubblico, ed i miei amici me lo proibiscono: "Se ti licenziano, chi ti sbatte?!"
Il Papa oggi all'Angelus ha parlato di S. Paolo invitando tutti a confidare in Gesù presente, come fece l'Apostolo delle Genti.
Mia nipote Elena ha avuto un figlio, Michele, il giorno 17 Giugno (eravamo ancora in Primavera).
Mia sorella Rosaria è al mare col marito.
Bubi è in campeggio coi bambini delle Elementari e la Palmira oggi prepara il pranzo per Don Giancarlo.
Una bella normale giornata di sole, calda, come si conviene.
Le cicale friniscono ed i panni, stesi al sole, si stanno asciugando con una velocità incredibile.
Una cosa vorrei proprio raccontare, una storia d'estate, un ricordo riccionese.
L'ho letto ieri sera sul libro "Il Duce in pantofole" di Gian Carlo D'Orazio, ed. Il Ponte, Rimini, 1997.
Sì, a Riccione, il Duce, al secolo il Cav. Benito Mussolini, aveva una villa sul mare.
Il Comune oggi l'ha ristrutturata ed è riaperta al pubblico.
Per anni, la damnatio memoriae dei "Riccionesi Democratici" aveva permesso il degrado totale della villa, diventata rifugio di tossici, poi murata.
Adesso comunque la villa è visitabile.
Il libro è interessante, ma una storia fra tutte, l'ultima, vorrei riproporre.
Il racconto è di Maria, una riccionese rimasta vedova negli anni '50 e trasferitasi a S, Giovanni Rotondo.
Mi sembra fosse un autunno di tanti anni fa e credo proprio negli anni sessanta.
Una sera bussa alla porta della mia pensioncina una signora anziana un po' curva, coi capelli tutti bianchi e tante rughe. Mi chiede se ho posto.
E io rispondo: "Ci stringiamo un po' e il posto ci sarà anche per lei".
E la guardo a lungo, mi sembra di averla già vista da qualche parte.
L'anziana signora entra e si siede.
Mi guarda anche lei, poi fa: "Gentile signora, sono Rachele Mussolini e desidero vedere e parlare con Padre Pio".
Io resto sorpresa e chiedo subito se sente la necessità del mio aiuto; ma lei, con fierezza: "No, cara signora, farà come tutte le altre".
E la vedo solo a pranzo e a cena.
Dopo pochi giorni me la rivedo davanti già con la modesta valigia pronta.
Mi ringrazia per l'ospitalità, mi fissa e piano piano mi sussurra: "Benito si è salvato! Prima di essere fucilato, un sacerdote, l'ha confessato. Riparto da San Giovanni Rotondo molto più sollevata".
Mi ha sempre colpito la fedeltà di Donna Rachele, come quella di mia mamma.
Ai maschi romagnoli viene accreditato come onore il saperci fare con le donne e le mogli ne sopportano il peso, certe di avere un uomo "da salvare".
Nelle tristi vicende della nostra Italia seguite al disastro della Guerra, la fucilazione e l'impiccagione di Mussolini a Piazzale Loreto a Milano, hanno sempre suscitato in me dolore e raccapriccio. Non sono fascista e non lo era mio padre.
In quei giorni solo il Beato Card. Ildefonso Schuster ebbe pietà di quell'uomo, cui pure si era opposto con decisione e verità per tutta la vita.
Pochi anni dopo una moglie, tradita pubblicamente, vide soddisfatta la sua sola semplice preoccupazione.
E' proprio vero: "Non abbiate paura di quelli che uccidono il corpo, ma non hanno potere di uccidere l’anima (...) Perfino i capelli del vostro capo sono tutti contati."
1 commento:
Sbaglio o hai cambiato il template?
E' molto più fresco ed estivo!
Bella questa storia...
Peccato che le mogli di oggi spesso non sappiano nemmeno che sono responsabili della salvezza dei loro mariti e dei loro figli...
E così si angustiano per altro e perdono tempo e occasione di aiutare davvero le persone che amano...
Ciao Cecco!
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