Mi chiedo spesso, e sempre di più, che senso avesse per Edith Stein pettinare i bambini ebrei, che entravano nella camera a gas. Un’azione così inutile quanto all’esito e, in certo qual modo, collaborazionista.
Sono stato sempre veramente curioso di sapere con che cuore, quali pensieri giravano dentro il corpo martoriato di un uomo così intelligente come Maximilian Kolbe di fronte agli evidenti disastri umani e materiali di Auschwitz. Un manager come lui costretto a lavori assurdi e umilianti, ad un’inazione completa.
Me lo chiedo spesso, ogni volta che mi trovo a lavorare nel mio Ospedale, di fronte all’evidente falsità e disprezzo per l’uomo, che si manifesta in ogni gesto, in ogni atto organizzativo.
Totalmente menzogneri, totalmente distratti, pigri ed inconsistenti i nostri rapporti professionali.
Nascono spontanee nell’animo maledizioni o indifferenze, desiderio di fuggire o improbabili proponimenti di volontariato.
Come in un lager senza filo spinato e torrette di controllo, senza camere a gas o muri di fucilazione, senza celle della morte, ci muoviamo giornalmente senza sapere perché, aspettando la nostra ora, quando, timbrato il cartellino, potremo finalmente vivere liberi, come vogliamo noi.
Un mio collega infermiere, dopo un evento luttuoso in giovane età, è diventato chiuso e indifferente a tutto.
Stessa faccia d’ordinanza tutti i giorni.
O l’ira che mi prende con frequenza di fronte ad ingiustizie sempre più banali.
Chi si accorge allora dei bambini da pettinare?!
Volti duri, ingrati, indifferenti, disperati, tristi, angosciati o risate finte e allegrie complici.
Piccoli furti e meschinità.
"Ringraziare per ogni cosa" mi ha detto un amico. "Senza vedere?" "Vedere e ringraziare"
Solo una giovane dottoressa, a mensa, con un grande peso nella vita, mi ha confessato: "Ringrazio sempre per ogni cosa". Con un pugno di colleghe ci aiutiamo ad ascoltare chi ci insegna a vivere.
Come si fa a pettinare i bambini fra vecchie che muoiono nude e uomini privati del loro onore?
Come si fa a morire sorridendo al carnefice, che inietta il veleno mortale, e nudo ringraziare di tutto?
Qui e ora, io così, amare tutto e non cercare altro?
Chi sei Tu, che mi vuoi e vuoi tutti i miei colleghi?
Sono stato sempre veramente curioso di sapere con che cuore, quali pensieri giravano dentro il corpo martoriato di un uomo così intelligente come Maximilian Kolbe di fronte agli evidenti disastri umani e materiali di Auschwitz. Un manager come lui costretto a lavori assurdi e umilianti, ad un’inazione completa.
Me lo chiedo spesso, ogni volta che mi trovo a lavorare nel mio Ospedale, di fronte all’evidente falsità e disprezzo per l’uomo, che si manifesta in ogni gesto, in ogni atto organizzativo.
Totalmente menzogneri, totalmente distratti, pigri ed inconsistenti i nostri rapporti professionali.
Nascono spontanee nell’animo maledizioni o indifferenze, desiderio di fuggire o improbabili proponimenti di volontariato.
Come in un lager senza filo spinato e torrette di controllo, senza camere a gas o muri di fucilazione, senza celle della morte, ci muoviamo giornalmente senza sapere perché, aspettando la nostra ora, quando, timbrato il cartellino, potremo finalmente vivere liberi, come vogliamo noi.
Un mio collega infermiere, dopo un evento luttuoso in giovane età, è diventato chiuso e indifferente a tutto.
Stessa faccia d’ordinanza tutti i giorni.
O l’ira che mi prende con frequenza di fronte ad ingiustizie sempre più banali.
Chi si accorge allora dei bambini da pettinare?!
Volti duri, ingrati, indifferenti, disperati, tristi, angosciati o risate finte e allegrie complici.
Piccoli furti e meschinità.
"Ringraziare per ogni cosa" mi ha detto un amico. "Senza vedere?" "Vedere e ringraziare"
Solo una giovane dottoressa, a mensa, con un grande peso nella vita, mi ha confessato: "Ringrazio sempre per ogni cosa". Con un pugno di colleghe ci aiutiamo ad ascoltare chi ci insegna a vivere.
Come si fa a pettinare i bambini fra vecchie che muoiono nude e uomini privati del loro onore?
Come si fa a morire sorridendo al carnefice, che inietta il veleno mortale, e nudo ringraziare di tutto?
Qui e ora, io così, amare tutto e non cercare altro?
Chi sei Tu, che mi vuoi e vuoi tutti i miei colleghi?
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