11/12/12

Auguri dal Paraguay


Da: Antonio Aldo Trento <paldo.trento@gmail.com>
Oggetto: Cari amici,
Data: 10 dicembre 2012 21:25:29 CET

Cari amici,
ogni giorno il Mistero ci chiama a fare i conti con la realtà, dalla quale spesso e volentieri cerchiamo di sfuggire, ignorandola o interpretandola come più ci fa comodo. Però, essendo la realtà testarda, prima o poi ci presenta il conto. Sempre nella mia vita e nella vita di tanti amici ho toccato con mano questa verità. Quest’anno è stato particolarmente difficile per una serie di fatti accaduti. Più volte la tentazione di scappare si è fatta viva nella mia testa, anche perché non è immediato riconoscere in ciò che accade e ti ferisce la voce del Mistero che chiama la mia libertà a riconoscere la Sua Presenza. Questa Presenza che la Chiesa in questi giorni d’Avvento e nelle feste natalizie ci richiama, educandoci a riconoscerla dentro tutti i dettagli della vita. Sono veramente commosso quando, anche per un breve istante, faccio i conti con il Mistero dell’Incarnazione. “Dio si è fatto carne”,  “Verbum caro factum est”. Amici, ma ci rendiamo conto cosa significa che il Mistero, Dio, si è fatto carne? Si è fatto carne per te, per me, per i miei ammalati di cancro, di AIDS, per i miei bambini, per la mia piccola Laura, che con i suoi 14 anni sta aspettando un bambino, per i miei vecchietti, un tempo barboni e oggi uomini, anche se molti non distinguono la destra dalla sinistra. Ognuno di loro è come quel bambino che nasce a Betlemme. È solo perché c’è quel bambino che la vita di questi miei figli ha un valore eterno. “Il Verbo si è fatto carne”. Che commozione ieri quando con il Primario sono entrato nella stanza dove stanno tre giovani e bellissime donne, ognuna con il suo carico di figli. Le loro condizioni fisiche e psichiche sono terribili. Ognuna ha il corpo disfatto, con le gambe, le mani, la testa, rattrappite. Sembrano scheletri attorcigliati, coperti dalla pelle. Da mesi sono con noi e due di loro sono uscite dal coma, e mi guardano. È bello vedere come, quando le chiamo per nome, girano gli occhi verso di me. E vedi che vorrebbero parlare. Una di loro, Miriam, dopo un po’ che la chiamo incomincia a piangere. Tre giovani mamme in cui vibra la Presenza dell’Essere. Esistono! E questo vale più di ogni cosa al mondo. Sono Cristo. Con il medico rimaniamo lì, contemplando solo il fatto che esistono, avvolte in un totale silenzio in cui l’unica voce che si ascolta è quella dell’essere. Qui è Natale tutti i giorni. Ciò che per il mondo sarebbe destinato all’eutanasia, per noi che abbiamo incontrato Cristo, continuiamo ad incontrarlo in questi volti. E l’attenzione che abbiamo nei loro confronti è frutto di questo riconoscimento: “Egli è qui, come il primo giorno”. Cari amici, vi chiedo di pregare per noi e per quanti sono chiamati a dare la loro vita per queste persone che sono l’evidenza della bellezza dell’Incarnazione. Quanto accade in questo luogo è il frutto esclusivo  dell’Incarnazione. Vi ringrazio di cuore e vi auguro un buon Natale.
Stiamo preparando il presepio. E ci sono proprio tutti, dal Bambino Gesù, che spero sia il figlio della piccola Laura, di cui vi mando la foto, ai pastori, ai diversi personaggi che saranno gli ammalati di AIDS, ognuno con il suo dramma umano e le proprie tendenze, quindi i bimbi delle casette di Betlemme che fanno le pecorelle e infine i cari vecchietti, un tempo barboni. È bellissimo perché qui si vede realmente la carnalità di Gesù viva nelle condizioni estreme di vita. Vi ringrazio anche del sostegno economico che è la mano della Divina Provvidenza. Sappiate che tutti i giorni in questa valle di lacrime, dove tutto è bello, preghiamo per ognuno di voi, perché il Signore vi renda merito della carità che fate, ed esaudisca i vostri buoni desideri. Chiedo scusa se non sempre riesco a rispondere a tutti.
Con affetto,
Padre Aldo e amici.

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