22/09/12

Un carissimo amico

Finalmente, "dopo lunga e penosa malattia", come si diceva tempo fa, nel mio caso dopo un'assenza imposta dal furto subito in casa del mio Personal Computer, un carissimo amico mi ha prestato un suo portatile, che non usa più e mentre stavo pensavo di investire un po' di soldi nell'acquisto di un computer come si deve, magari un Apple,  per la denuncia alla Magistratura da parte dei Carabinieri per un reato da me commesso quasi due anni fa, durante un periodo di malattia, la stessa che mi ha "costretto" a rinunciare al lavoro per inabilità, sono stato rinviato a processo con un esborso di qualche migliaio di Euro e la probabile carcerazione a meno che il Pubblico Ministero non accetti il patteggiamento della pena. 
I reati imputati sono 1. Atti osceni in luogo pubblico (giravo nudo di notte) 2. Resistenza a Pubblico Ufficiale, perché sono scappato via e non mi sono fermato all'intimazione dell'Ufficiale ("Fermo o sparo"). Manette, arresto, denuncia e rilascio sulla parola dei miei amici. Colpevole? Certo. I Carabinieri hanno fatto il loro dovere: non sono mica psichiatri. Il reato è oggettivo, la rilevazione pure.
Perché racconto questo? Sono turbato, non so cosa mi aspetta, ci penso ogni mattina. Medito sui compiti e le funzioni della Giustizia, medito sulla mia vita e sul suo valore, sui rapporti interpersonali, sulla misericordia di Dio e sulla lungimiranza della Chiesa nella Confessione.
Perché rendo pubblico questo mio dramma, piccolo dramma invero? Per condividerlo e chiedere preghiere a chi mi vuole bene. Non intendo sbatterlo in faccia a nessuno; di drammi il mondo intero ne vive quotidianamente, dalla Siria alla "crisi" economica, alla fame, all'indifferenza, ai vari omicidi di cui la nostra televisione ci nutre di continuo, quasi che il bene non abitasse fra di noi. 
Ed ecco che questa sera, mettendo a posto la raccolta di DVD del mio amico don Stefano (Bubi), quella che usa per fare lezione di religione a scuola, mi è capitato fra le mani un vecchio librettino illustrato, che la rivista TRACCE pubblicò sulla vita di Edimar, un ragazzo brasiliano, un ragazzo di strada, che da delinquente, grazie all'incontro con un'insegnante, cambiò vita e morì martire.
Io sono devoto da tempo a Edimar. 
"Nessuna paura, Cecco - mi sono detto - siamo in buone mani, siamo amati da sempre e tutto è segno e strada verso Gesù, errori compresi. Per quanto delinquenti siamo, c'è Chi ci ama come siamo".
Ho scannerizzato il libretto e ve lo propongo
: è stupendo. 
Leggetelo e fatelo conoscere.
Grazie 

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