27/02/11

E' il Signore!

Domani sono chiamato ad affrontare una prova importante, davanti ad una Commissione, che deve decidere sul mio lavoro e sul mio futuro. Sono qui con qualche apprensione, pur consapevole di quello che nel Vangelo di oggi è detto: "Non preoccupatevi dunque dicendo: “Che cosa mangeremo? Che cosa berremo? Che cosa indosseremo?”. Di tutte queste cose vanno in cerca i pagani. Il Padre vostro celeste, infatti, sa che ne avete bisogno. Cercate invece, anzitutto, il regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste cose vi saranno date in aggiunta. Non preoccupatevi dunque del domani, perché il domani si preoccuperà di se stesso. A ciascun giorno basta la sua pena".
Ed ecco che mi arriva da un'amica la seguente lettera di Padre Aldo:

Da: padre Aldo TRENTO
Data: Fri, 25 Feb 2011 17:14:37 -0300
Cari amici, questo mese è stato per me un succedersi di fatti che mi hanno molto provato e nello stesso tempo mi hanno reso piú cosciente della mia appartenenza a Cristo attraverso quei volti in cui l’evidenza del Mistero é concreto, precisa e piena di commozione. Amicizia che ad ogni momento mi grida: “È il Signore!”, come quell’alba nel lago di Tiberiade quando Pietro svegliandosi nella barca e guardando verso la riva del lago non riconoscendo il Signore che veniva verso di lui, spaventato pensò che era un fantasma, ma subito l’amico Giovanni, che portava negli occhi e nel cuore l’incontro avuto con Gesù quel giorno alle sorgenti del Giordano, riconobbe chi era quel “fantasma” e grida agli amici della barca “È il Signore!”.
È stato sufficiente che uno fra di loro riconoscesse che era Gesù perchè Pietro, l’uomo della paura, spesso vittima delle sue fantasie, si gettasse nell’acqua del lago per raggiungere quell’uomo, abbracciarlo, lasciarsi abbracciare e in quell’abbraccio sentire tutta la Sua tenerezza, quella tenerezza che è l’unica che puó salvare l’uomo.
 “È il Signore!”. Non posso vivere senza che qualcuno continuamente mi ricordi, svegli in me questa consapevolezza perchè le dure circostanze della vita non mi soffochino. Come sarebbe posibile senza questa certeza di “È il Signore!”, guardare in faccia il dolore dei miei bambini, dei miei ammalati ed anche il mio dolore? perchè ogni lacrima, ogni gemito sono anche miei.
In questo mese sono stato quattro volte in Brasile. Certamente a qualcuno può sembrare esagerato. Ma io ricordo bene che quando la depressione tormentava la mia vita –ed era solo l’inizio nel 1989– in pochi mesi avevo fatto 20.000 km. cercando rifugio nei diversi santuari mariani del nord d’Italia e nei pochissimi amici che potevano farmi compagnia. Uno si muove solo attratto da una bellezza e la bellezza è sempre drammatica, perchè la bellezza è la vita o realtà definita per l’incontro con Cristo. Ieri como oggi ciò che mi muove a fare questi viaggi è il mio bisogno di stare vicino a chi affettivamente ed effettivamente mi richiama, mi rimanda a: “È il Signore!”
In questa ottica nasce la preferenza, quella preferenza che ha coinvolto nella stessa sperienza anche P. Paolino ed altri amici che vivono con me. Una preferenza che si dilata sempre di più e che si riflette nell’abbraccio ad ogni bambino, ad ogni anziano, ad ogni paziente terminale. Si può portare su di sè il dolore degli altri solo si il tuo dolore è condiviso con qualcuno che ti vuole bene. E non perchè questo possa sostituirti, ma solo perchè ti ricorda: “È il Signore!”, perchè standoti vicino ti rimanda alla dolce Presenza di Gesù. Certamente la fatica non manca, ma nell’esperienza di guardare in faccia Gesù tutto diventa bene, anche la stanchezza di essere qui all’aeroporto di San Paolo aspettando l’aereo che ha sempre un ritardo assurdo, per cui arriverò a casa alle 3 del mattino.
È proprio grazie a questa fatica che nella certezza di “È il Signore!” posso inviarvi queste righe per comunicarvi la gioia di essere insieme a degli amici che mi ricordano costantemente l’unica cosa che mi interessa: “È il Signore!”.
Dio voglia che tutti possiamo avere questa gioia nei nostri volti, non importando dove ne come ma che ci ricordino sempre: “È il Signore!”. Uno si muove solo per questo. Non sono i chilometri nè i metri il problema, nè gli impegni, bensì la coscienza che solo Cristo compie, educa a quel desiderio di vita che ognuno porta dentro di sè. Non vedo l’ora di rivedere i miei figli per donare loro questa certezza che è anche una freschezza affettiva sempre più grande.
Con affetto
P. Aldo
Grazie a Dio, anche a me è dato qualcuno che mi ricorda: "E' il Signore".

2 commenti:

M.M. ha detto...

Ciao! Com'è andato l'esame?

Mendicus ha detto...

Caro Matteo, ti ho inviato un'E-mail.
Grazie

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