18/11/09

La famiglia, questa sconosciuta






Ecco come risponderei io alla lettera che segue. 
Un fatto libero e responsabile interpella tutti noi.
Una speranza concreta.

NB La foto non fa riferimento alle persone citate: è solo indicativa


«Con 6 figli piccoli, tagliati gli assegni familiari»

Caro Direttore, le pare possibile che a una famiglia numerosa con sei figli minori, con un reddito totale complessivo di all’incirca 25.000 euro, vengano sottratti gli assegni familiari, componente evidentemente assai importante del reddito? Si tratta infatti di 800 euro mensili che vengono meno, perché oltre al reddito da lavoro dipendente è presente un reddito che proviene dall’affitto di una casa di proprietà. Il reddito di questa abitazione è il 32% del reddito complessivo, mentre il reddito da lavoro dipendente è del 68%, inferiore a quel 70% che permetterebbe di mantenere gli assegni familiari. Tale regolamento che si basa solo sulle percentuali invece che sul reddito effettivo commisurato al numero dei componenti la famiglia, mi creda, compie una grave e seria ingiustizia nei confronti delle famiglie oneste, alle quali ripugna ricorrere a piccole furbizie anche se queste contribuirebbero a rendere un po’ più umana una situazione inaccettabile. Se questi sposi chiedessero la separazione o fossero solo conviventi, non sconterebbero questi problemi. Come si può salvare la famiglia, se non si correggono queste sperequazioni che minano gravemente la sua capacità di garantire la vita e la dignità dei figli? Come coordinatori dell’Associazione famiglie numerose non possiamo sottrarci al denunciare un sopruso di tale entità, che è peraltro più diffuso di quel che si creda. Io stessa conosco altre situazioni simili, tra cui quella di una famiglia con 4 figli in cui la moglie lavora part-time e il marito è commerciante. Neppure loro percepiscono gli assegni, che, specie quando i figli sono numerosi, sono un sostegno vero. Confido nel suo aiuto e nella concreta solidarietà, soprattutto da parte chi può correggere certe storture e aberrazioni. A disposizione di chi volesse rimediare. 

Maria Assunta Muzzin 
coordinatrice Associazione famiglie numerose di Pordenone consigliere regionale Forum associazioni familiari Friuli-Venezia Giulia 
La sua lettera, gentile signora Muzzin, richiama quella politica che non perde occasioni per declamare di 'esigenze' e di 'attese del Paese e della gente reale', a guardarla davvero in faccia, quella 'gente reale'. Ad arrossire dinanzi a persone per bene come lei e le famiglie di cui si fa portavoce, rigorosamente corrette nell’adempiere ai propri doveri, che si trovano vessate da quello stesso fisco che invece è, proprio in queste settimane, prodigo di comprensione e agevolazioni con chi gli ha sottratto valanghe di euro. L’ingiustizia è flagrante e intollerabile. Prima che la coscienza morale è il nostro senso di cittadinanza a ribellarsi. In un’Italia in cui l’evasione fiscale sugli affitti è vizio generalizzato, non è giusto che una famiglia di 8 persone, per 2 punti percentuali (oggi il lavoro dipendente deve per legge rappresentare almeno il 70% del reddito) su 25.000 euro, cioè per 500 euro, sia privata di quasi 10.000 euro di assegni, vedendosi ridotta praticamente in miseria, per di più a motivo della propria estrema correttezza. Anche la Finanziaria di quest’anno ha riservato amarezze alle famiglie, con l’eliminazione perfino del Bonus Famiglia introdotto appena l’anno scorso.
Nonostante il fondo per gli assegni al nucleo familiare (questa è la denominazione esatta) sia in attivo ormai da moltissimi anni per la modestia delle erogazioni e per la riduzione della platea dei beneficiari, si continua a dirottarne i proventi verso altre destinazioni.
Resta anche l’altra ingiustizia, da lei evidenziata con l’ultimo esempio descritto: i lavoratori autonomi ne sono esclusi, mentre, se lo scopo degli assegni è di alleviare situazioni familiari di bisogno, la distinzione tra lavoratori dipendenti e autonomi non avrebbe ragione d’essere. Il tema era stato dibattuto, al tempo del governo Prodi, dalla Conferenza nazionale della famiglia del 2007, ma anche allora senza tradursi in scelte concrete. Il bilancio non può quindi che essere deludente, anche se continuiamo a sperare che un soprassalto di responsabilità possa indurre il Parlamento a correggere almeno le distorsioni più gravi. C’è ancora qualche giorno: aspettiamo, vigili anche se non molto fiduciosi.

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