25/10/09

L’educatore, uomo della speranza


Da TRACCE - Approfondimenti Ottobre 2009
Brani di don Carlo Gnocchi sull'educazione
La vita non si inventa né si improvvisa con un atto di volontà, sincero ed eroico finché si vuole; la vita si costruisce, come una casa, pietra su pietra, atto per atto, giorno per giorno. Niente d’improvviso nella natura. (da C. Gnocchi, Educazione del cuore, Ancora 1998)

Se ricostruire bisogna, la prima e fondamentale di tutte le ricostruzioni è quella dell’uomo. Bisogna ridare agli uomini una meta ragionevole di vita, una ferma volontà per conseguirla e una chiara norma di moralità. Bisogna rifare l’uomo. Senza questo, è fatica inutile ed effimera quella di ricostruirgli una casa che, fra poco, egli stesso distruggerà con le proprie mani dissennate.
(da C. Gnocchi, Restaurazione della persona umana, Libreria Editrice Vaticana 2009)

Costruire non è tutto, bisogna difendere l’opera delle proprie mani [...]. L’educatore è l’uomo della speranza secondo il grido vittorioso di Cristo nella notte della passione.
(da I giovani del nostro tempo e la direzione spirituale, in C. Gnocchi, Gli scritti, Ancora 1993)

Al giovane va proposto “un ideale”, e non solo “un’idea”, anche «se in un mondo accanitamente in lotta per la vita, è inesorabilmente handicappato chi vuol fare della poesia».
(da C. Gnocchi, L’aratro e la stella, in Problemi giovanili, n. 38)

Perché considerare l’educando semplicemente come un soggetto passivo dell’educazione? L’educando è un vivente. Come tale non può assimilare virtù e verità se non con un processo vitale e quindi eminentemente attivo. L’educazione è un’opera di collaborazione tra l’educatore e l’educando, perché il ragazzo non è una “cosa”, ma una “persona”.
(da C. Gnocchi, Pedagogia del dolore innocente, La Scuola 1956)

Come è tetra l’aria di certi ambienti educativi! Non vi risuonano che allarmi, non brillano nel buio che occhi di semafori rossi… Nulla è più deprimente sull’animo giovanile di queste apocalissi. Anche perché nulla è più falso. Bisogna spalancare le finestre dell’anima al più solare ottimismo.
(da C. Gnocchi, Educazione del cuore, Ancora 1998)

Bisogna far sentire ai giovani che i buoni non sono pochi, che la virtù esiste ancora, anche se nascosta - anzi appunto perché nascosta - bisogna dar loro il senso corroborante della solidarietà nel bene.
(da C. Gnocchi, Educazione del cuore, Ancora 1998)

L’educazione dell’amore non è una lezione scolastica che si possa impartire in un’ora o in parecchie ore di insegnamento, assisi cattedraticamente in poltrona, col piccino seduto compostamente dinanzi. Non è una lezione di astronomia né un itinerario di viaggio. È l’educazione di tutto l’uomo e la vita appena può bastare a iniziarla.
(da C. Gnocchi, Educazione del cuore, Ancora 1998)

Forse pochi educatori conoscono l’alto potenziale di sacrificio che spesso rimane latente nei giovani. Temono di esigere troppo… Bisogna battere al cuore dei giovani con fermo coraggio, senza il dubbio di Mosè dinanzi alla rupe dell’acqua viva. Bisogna chiedere il tutto per tutto. Solo così si ottiene.
(da C. Gnocchi, Educazione del cuore, Ancora 1998)

Se la formazione delle menti e delle coscienze giovanili nella scuola moderna, fatta oggi per necessità e quasi totalmente con opera collettiva, non è completata da un’educazione e istruzione strettamente individuale e personale, affidata alla scienza e all’educazione di un maestro… se inoltre la parte dello studio mnemonico e della cultura passiva, che deve pur stare alla base di ogni testa ben fatta, non è completata e ravvivata da un lavoro di ricerca personale, dallo stimolo all’esercizio delle tendenze individuali, la scuola finisce per diventare una monotona matrice di figurini umani e una macchina rotativa per la stampa di diplomati e laureati.
(da C. Gnocchi, Restaurazione della persona umana, Libreria Editrice Vaticana 2009)

È strettamente indispensabile una larga e profonda scienza del composto umano e una viva conoscenza psicologica del giovane e specialmente del giovane moderno... E chi ha letto anche solo il Carrel o il Biot sa quale mistero si nasconda sotto queste espressioni apparentemente semplici e quale intreccio di interferenze leghi e fonda in una unità sostanziale la vita del corpo e la vita dell’anima. L’unione e la compenetrazione dei due principi è tanto intima e completa che nulla vi è nell’uomo che sia esclusivamente spirituale e nulla che sia puramente fisico.
(da I giovani del nostro tempo e la direzione spirituale, in C. Gnocchi, Gli scritti, Ancora 1993)

I ribelli presentano i casi pedagogicamente più interessanti. Dalle volontà forti e personali sono sempre balzati gli uomini grandi della storia civile e religiosa, i cavalieri dell’ideale, i santi, i condottieri ed i genii. Bisogna però di cercare di piegarli all’obbedienza senza violenza. Disgustare questi caratteri significa spesso allontanare dei soggetti che, passata la mattana giovanile, finiscono di solito per diventare i giovani più ardenti e generosi.
(da C. Gnocchi, Andate e insegnate, Federazione Oratori Milanesi 1934)

Mai come oggi si è acutizzata la crisi del carattere. C’è attorno, nella gioventù moderna, un’aria di conformismo livellatore e di incoscienza festaiola da asfissiare. Bisogna formare uomini di carattere. Anche lo Stato lo vuole.
(da C. Gnocchi, Andate e insegnate, Federazione Oratori Milanesi 1934)

L’uomo ridotto dalla categoria di fine a quello di strumento e di mezzo per il trionfo di una economia o di una razza o di una classe sociale o peggio di un dittatore paranoico... L’uomo è qualcosa di assoluto, che esige un rispetto incondizionato e perciò non può essere mai ridotto a rango di un mezzo, essendo egli stesso un fine per tutto l’universo, materiale e biologico, che sta sotto di lui e che a lui è stato ordinato. Col valore dell’uomo crollano tutti i valori della vita umana.
(da C. Gnocchi, Restaurazione della persona umana, Libreria Editrice Vaticana 2009)

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