20/09/09

News from Paraguay



Da: padre Aldo TRENTO

Data: Wed, 16 Sep 2009 11:07:57 -0400

Oggetto: lettera 160909


Carissimi,

“Padre Aldo, tutto il tempo che sei stato assente, i malati, quasi dimenticando il loro dolore, hanno pregato non per loro, ma per te, perché tornasi presto e sano”. Cosi mi hanno detto gli infermieri quando sono tornato in Paraguay. La stessa cosa i bambini: “Papà adesso non puoi più lasciarci tanto tempo, perché ci manchi tanto”.

Poi mi hanno condotto a vedere l´ultimo fratellino arrivato durante la mia assenza e l’hanno chiamato… Ha due mesi ed è figlio di una bambina di tredici anni che l´ha lasciato ed è sparita. Guardatelo com’è bello!

Uno muore, uno nasce. Ogni settimana c´è la vita che sboccia e incomincia i primi passi, passi già segnati dal dolore dell´abbandono o di ogni tipo di violenza, e c´è la vita che arriva alla sua piena maturità nell´incontro con Cristo. Come vedete siamo, sono ogni istante di fronte al Mistero. Appena tornato, una ragazzina, una delle mie figlie che più ha sofferto, per via di continui abusi sessuali ha avuto una crisi d’isterismo spaventoso. In cinque non riuscivano a tenerla. Per me è stato una cosa da infarto, tanto era violenta.
Ho sentito un dolore lacerante e mi chiedevo il perché di questa reazione. Per un giorno non c´è stato niente da fare: impossibile ogni rapporto, che fare? “Io sono Tu che mi fai”…la mia impotenza, il mio dolore ha subito fatto i conti con questa certezza.

E così, mentre l´avvocato aveva già redatto la domanda al tribunale per denunciare l´accaduto ed eventualmente che io rinunciassi alla patria potestà, io fissavo il Mistero, che mi provocava mediante la realtà a non firmare la nota dell´avvocato. “Io sono Tu che mi fai”, se è vero per me, è vero anche per la mia bambina. E così ho stracciato la nota dell´avvocato.

Verso sera chiamo la ragazzina, ancora con il muso duro. L´abbraccio, l´accarezzo, con il cuore che grida: “Signore fa che senta la tua carezza e che non sia definita dalle ferite di un passato pieno di violenza”. Lei è ancora irrigidita ma a un certo punto le dico: “Ascoltami bene quando tornerò dal Brasile, ti prendo come mia segretaria”. D´improvviso mi sorrise, mi diede un bacio e con il cuore sereno sono partito. Al ritorno quando vado a prendere i miei figli per portarli a scuola la ragazzina mi dà un bacio e una letterina ben chiusa in due buste. A casa leggo: “Perdonami perché non sapevo cosa facevo e non mi comporterò più così. Prego Gesù e la Madonna perché mi aiutino a cambiare. Perdonami, ti voglio tanto bene. In queste tre settimane che non sei stato qui ho sentito la mancanza. Il giorno che sei partito per l´Italia ho sofferto molto. E adesso che sei andato da un´altra parte non so che fare”. La letterina scritta dopo la mia partenza per il Brasile era piena di fiori e stelle con un sole grande. Amici, una volta in più ho toccato con mano che non esiste violenza, circostanza che non possa essere vinta dalla certezza del “Io son tu che mi fai”.

È solo questa esperienza dell´istante vissuto come affermazione del “Tu che mi fai” che non solo mi permette di vivere con letizia, ma anche di educare i miei bambini e di venire fuori dalle situazioni più violente abbiano vissuto o vivono. Non è la psicologia, la psicoanalisi che può fare questi miracoli, ma solo la mia fragile umanità piena di questa certezza. Educare a vivere, educare a morire è comunicare questa certezza che vibra nel mio cuore: “Io sono Tu che mi fai”. Nel tempo questo Tu prende l´io e permette all´io stesso di guardarsi con gli occhi del Tu, cioè con ironia. E uno finalmente gode della propria compagnia. E così si diventa educatori e i bambini incominciano a sorridere e i pazienti terminali guardare in faccia alla morte con letizia.

Ciao P. Aldo


Cari amici, è stato un avvenimento per tutto il Paraguay. La venuta di Carron per i 25 anni del Movimento. "Il desiderio di ascoltare Carron ha riempito pienamente la mia vita, ha risposto alle mie attese... che grazia avete voi ad avere un uomo cosi" diceva Innocenza, una signora appartenente al Movimento dei Neocatecumenali.

"Che grazia e che gioia, aver partecipato al pranzo con un uomo che sa parlare al mio cuore" diceva Tommaso, un ammalato di AIDs. "Ma che umanità quest'uomo che mi ha chiesto il mio nome" diceva commosso un ragazzo. "Tutte le risposte che dava alle domande erano per me, corrispondevano al mio cuore" mi ha confidato un uomo.

E potrei continuare con mille di esempi, davvero è stato un torrente di grazia la sua presenza fra noi. Perfino il vicepresidente della repubblica ha mobilitato la polizia, gli agenti aeroportuali per facilitare ogni spostamento. Ha offerto la sua 4 per 4 superblindata, e lui stesso ha partecipato all'ìncontro durato più di due ore.

Ogni momento è stato intenso, vibrante come il popolo che lo ascoltava, come i preti o il gruppo adulto durante il ritiro in S. Paolo. Eravamo dal Messico alla Patagonia o come durante la scuola di comunità con i 3000 universitari di domenica mattina a cui hanno partecipato, come conclusione degli esercizi tutto il gruppo adulto. Per non parlare dell'incanto vissuto la domenica pomeriggio nel cuore di S. Paolo, dove ha parlato del cuore dell'uomo davanti a più di 60.000 persone, giovani in particolare. Un scenario evangelico come quello della moltiplicazione dei pani e dei pesci.

Davvero la sua passione per l'uomo, per l'io, per il cuore ha scosso e commosso tutti.

I miei ammalati che ha visitato uno per uno, guardandoli con tenerezza hanno colto il perchè tutti i giorni preghiamo per lui. Anche l'assemblea fatta con loro, durata un'ora, è stato motivo di raccontargli come non c'è dolore che possa resistere alla potenza del Mistero presente. Le parole finali che c'ha detto, non solo c'hanno confortato, ma ci hanno indicato con chiarezza il cammino che stiamo percorrendo.

Per me che da 20 anni sono qui, testimone della onnipotenza provvidenziale e misericordiosa di Dio questo incontro mi ha riempito il cuore di gratitudine. Oggi il Paraguay ha un altro respiro.

Infine l'incontro con Pedro, recluso con i reclusi nella casa di Itaguà. Bellissime le parole di Carron: "mentre lo stato vi mette in prigione noi vi offriamo una casa".

P. Aldo

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