13/08/09

Storie di ordinaria bellezza

Da: padre Aldo TRENTO

Data: Wed, 5 Aug 2009 19:27:34 -0400

Cari amici, vi ricordate adesso che siete in vacanza di pregare per noi? Oggi è stata una giornata difficile in cui la provocazione di Carròn agli esercizi sulla positività delle circostanze, l’ho vissuta intensamente

1- Essendo qui solo, mangio con i miei bambini. Alla mia destra c’è sempre Rosa, una ragazza di 17 anni, con metastasi generale, una gamba amputata e l’altra che sopra il ginocchio ha una massa tumorale enorme. Lei è sorda. L’amore la rende felice e si vede da come è orgogliosa della sua femminilità, sempre ben curata. Ad un certo punto del pranzo, smette di mangiare e in silenzio piange. D’improvviso il cancro si fa sentire, il dolore è intenso. Subito chiamo la clinica per internarla. Con la sedia rotelle la portiamo in clinica, dove ora condivide la stanza con la bella Gloria di 27 anni. Soffre, piange, ma non un lamento. Prega e mi scrive queste parole: “Io ringrazio molto Dio per avermi dato questa vita così bella che ho, e anche tutte le persone che mi hanno aiutato in questa mia situazione. Grazie mio Dio, per tutto”. Che fede! Neanche il dolore la piega, anzi lo vive come offerta … cosa resa possibile perchè presa per mano dall’amore che la circonda. I miei bambini e suoi fratellini la visitano ogni giorno.

2- La morte di Patricia: 20 anni. Ha conosciuto solo la strada. N.N. in tutti i sensi. Malata di AIDS era stata trovata nuda al bordo della strada. Raccolta fu portata a un centro di salute. Il test di Elisa: AIDS. Le mettono un pannolone la coprono con un lenzuolo e la portano all’ospedale tropicale e l’abbandonano lì. Nessuno si prende cura di lei. La trattano con disprezzo: per tutti è una prostituta, non una donna. Mangia cartone, perfino sassolini. Arriva da noi. I primi giorni sogna il ritorno sulla strada: “Lì mi danno un pò di amore (prostituirsi) e un pò di soldi”. Però, piano, piano circondata dall’amore è tornata a sorridere. Con problemi psichiatrici, si definiva come una formichina. Ogni sabato con altri pazienti terminali andava in pizzeria e mangiava con gusto. Eravamo la sua famiglia. Tutto andava bene … ma questa mattina alle 4 è improvisamente morta. Tutta la clinica si è stretta, piangendo, intorno al suo cadavere e domani la porterò dove stanno i miei figli morti di AIDS e della strada, dove un giorno anch’io voglio essere sepolto.

3- Però il caso più doloroso di oggi è quello di una mia bambina di 13 anni, consegnatami dalla polizia. Più volte violentata: fu il compagno della “madre”, fu un suo “fratello” ed anche fu dei soldati. Domani avrà la visita ginecologica per verificare se è incinta, essendo più di un mese che non ha le mestruazioni e per di più c’è il sospetto di un possibile AIDS.

Povera mia bambina. Ho il cuore spezzato. Mi domando: Cosa vuol dire che anche la sua situazione è positiva, che le circostanze in cui vive sono positive? La risposta è solo una: l’amore di Cristina e mio che le hanno ridato il sorriso, l’allegria e sarà questa certezza affettiva che la recupererà dentro quanto la aspetta. Vi prego, pregate tanto la Madonna per questa mia figlia prediletta. Se Cristo non fosse la mia vita, non resisterei a lungo neanche fisicamente. Provo un dolore immenso e solo la certezza che Gesù ha vinto il male mi riempie di pace, e di conforto.

Padre Aldo


Cari amici, oggi è stata una giornata difficile in cui potentemente mi passano per la mente e il cuore le parole di Carròn agli esercizi: “Ogni circostanza è positiva”, “C’è Cristo ma manca l’umano” e “Io sono Tu che mi fai”, “Anche i capelli del vostro capo sono contati”.

1- Ho sepolto Patricia, 20 anni, nel mio cimitero. Come sempre, oltre ai becchini c’era la Hermana Sonia, l’angelo della clinica, la sacrestana Alba e Laura, una psicologa di Milano, oltre all’autista dell’ambulanza, Mattia. Che dolore metterla sottoterra nell’attesa della Resurrezione. Ma anche sapere che lei, la ragazza di strada, adesso è lassù che mi guarda. Un funerale come sempre quando muore uno dei miei figli, essénziale, anche nelle persone che mi accompagnano. Eppure è una cosa umana, bella perché è il papà che accompagna i propri figli nel luogo dove li sorprenderà la Ressurrezione.

2- Mentre torno a casa dal cimitero mi chiamano dalla clinica: è morto Paolo, il ragazzo di 21 anni con quel tumore di 6 Kg sulle spalle. Che colpo! Ancora un figlio giovane! Non mi resta che chiedere, che supplicare “Io sono Tu che mi fai”. Esiste Cristo perchè la mia umanità è febbricitante per la vita. Corro alla clinica: è lì nella cella, ancora caldo. Lo bacio. Lo ringrazio: non l’ho mai sentito lamentarsi in tutti questi mesi. Ha convissuto con una parte di sè già cadaverica, putrefatta. Ho un piccolo rimorso: non gli avevo portato il gelato che gli avevo promesso. Anche il mio Paolo aveva sempre voglia di un gelato. Questa volta sarà Gesù a darglielo. Due figli morti, nello stesso giorno. Rivivo quasi ogni giorno la scena di Marta con Gesù quando le chiede: “Credi tu questo?” E io: “Signore, credo”. Tutto dipende dalla mia risposta che è solo mia, come il dolore.

3- Maria, la piccola figlia di 13 anni oggi ha vissuto due momento difficili: l’esame dell’AIDS e la visita ginecologica per vedere se è incinta. Quello che ha raccontato delle violenze sessuali subite è indescrivibile. Mi sta facendo malissimo. Come è possibile diventare peggio delle bestie? Ma è inutile scandalizzarci. “Se non fossi Tuo o Cristo mio, sarei creatura finita e peggio di quanti hanno abusato di lei con il beneplacito della madre biologica.” Guardo Maria e penso ai suoi carnefici. Lei è un angelo di dolore, loro sono come me se me non avessi incontrato Gesù o Gesù non avesse incontrato me e non avesse mosso la mia libertà. Abbraccio Maria e lei si perde tra le mie braccia con la tenerezza di una figlia. Lei, come tutti i miei 24 figli, sono frutti di violenze terribili. Sono qui tutti per ordine giudiziale e io sono il tutore. Venne da due mesi, a 13 anni. Mi hanno chiesto: come mai questi tuoi bambini sono così felici, avendo alle spalle scene di terrore, violenze sessuali, etc… La risposta è semplice e Carròn me la insegna tutti i giorni. I miei bambini sono dentro il rapporto che, istante per istante, mi definisce: “Io sono Tu che mi fai” per cui godono di riflesso della mia febbre di vita. L’educazione è solo un rapporto. Allora o il rapporto con loro è l’accadere del fatto che io sono “Tu che mi fai adesso” e allora nella pazienza rifioriscono o sono condannati al determinismo del passato. Il problema sono io e chi con me vive questa avventura. Il cuore che è in me, in noi, c’è la certezza, l’esperienza che io sono fatto adesso, che io sono dentro un rapporto originale, che viene prima oppure no. È questa posizione l’origine della felicità dei miei bambini. Loro sono il riverbero adesso dell’ “Io sono Tu che mi fai”, dei “capelli miei sono contati”. Maria, quando l’abbraccio è vinta dalla mia certezza, dalla mia esperienza umana del Mistero, per cui le violenze subite, rimangono, ma non sono il fattore determinante in lei. Determinante è il mio rapporto umano, carico di questa certezza che la fa respirare fra le mie braccia e in ogni attimo della giornata. Come vorrei farvi comprendere, ma è ciò che vivo, che il segreto dell’educazione è il mio rapporto definito da questa amicizia originale con il Mistero! Ogni mattina vado a prenderli e li porto a scuola. Li bacio uno per uno, poi è una gara a prendermi la mano. Hanno bisogno di toccarmi, ma perché avvertono che le mie mani sono definite da questa grande Presenza. È un toccarmi che li lascia liberi, cioè che gli indica la realtà. Guardo i miei bebè e penso alle centinaia di famiglie giovani stucchevoli nel loro rapporto con i figli piccoli e anche grandicelli, dove si vede che il rapporto è pieno di possesso, dove i figli sono una compensazione affettiva, un riempitivo delle frustrazioni, e il rapporto è così quando non viviamo quanto Carron ci dice. Insomma, da quando ho 24 figli, un anno e mezzo, tocco con mano che non c’è nessuna violenza che nel tempo possa impedire alla libertà di crescere. Ma tutto si gioca in un rapporto vibrante per me dal fatto che “Io adesso sono voluto” “sono fatto” e che il passato è assunto e redento da questa certezza più vera del fatto che esisto. È proprio bello vedere i miei figli felici. Ma felici, tenerissimi, appassionati alla vita. Ma è tutto dentro un rapporto carico di Infinito, dentro un’umanità in cui Cristo è evidente. Il piccolo Marco è arrivato venerdì scorso. Ha 4 anni. È nato quando la mamma aveva 13 anni. Me l’ha lasciato e se ne è andata. Domenica mattina viene a Messa con gli altri 23. Come entra in Chiesa mi vede sull’altare e grida tra lo sconcerto di tutti: “Papi, papi, quello è il mio papi!”. Mi sento commosso e capisco ancora di più che in quel grido c’è tutto Marco, il Marco di oggi e di domani. E da quel giorno lui, anche lui è un bimbo che sorride e ne fa di tutti i colori

Ciao, Padre Aldo

Cari amici, vivere con il cancro a 17 anni è terribile ma per la mia figlia Rosetta, no! Dalla Casetta di Betlemme ho dovuto portarla nella clinica: i dolori per le metastasi le erano insopportabili, però lei invece di lamentarsi piangeva e offriva. I bambini della Casetta di Betlemme sono il suo conforto. Prima giocando con lei, seduta su una sedia a rotelle per via dell’amputazione della gamba, adesso visitandola nella clinica. Ogni volta è una festa come vi mostrano le foto. Oggi, domenica Rosa ha voluto ricevere la Cresima. Guardatela, che bella! Per un’altra volta sono ancora il papà e il padrino. Che grazia… e anche il celebrante. Sentite cosa ha scritto. È sorda, però scrive bene:

“Mi chiamo Rosa Gonzales Martinez. Sono di S. Pietro dell’Ycuamandyjù e ho 17 anni. Siamo in 6 fratelli. Da quando avevo 14 anni sono ammalata. Mio papà mi ha portata ad Assunzione (400 Km dal mio paese) dove i medici mi diagnosticarono un cancro all’ovaie e mi operarono. Grazie a Dio di questo mi sono curata. Però dopo un po’ di tempo ho cominciato a sentire male alla gamba e quindi a non camminare più. Mi hanno amputato la gamba e adesso il tumore ha preso anche l’altra dove ho una specie di grossa palla, che è il tumore. Il dolore mi accascia, mi toglie le forze ma io offro solo e tutto a Dio e subito mi passa il dolore. Chiedo a Dio la forza per continuare. E non solo per me ma anche per gli altri ammalati della clinica che stanno soffrendo come me. La mia fede in Dio e nella Madonna è molto grande e li ringrazio con tutto il cuore per donarmi questa vita così bella e una famiglia così buona”

Amici … come si fa poi a dubitare di quanto Carròn ci dice parlando delle circostanze che sono sempre positive? Rosetta ci educa con la sua scuola di comunità a vivere ciò che a noi, senza cancro, ci è continuamente richiamato.

Buone vacanze.

Padre Aldo



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