28/01/09

L'umiltà della ragione

Padre Aldo scrive:

Da: padre Aldo TRENTO

Data: Mon, 26 Jan 2009 08:27:00 -0300

La bocca parla della pienezza del cuore. E davvero ho il cuore traboccante di gioia dopo l’esperienza con gli Zerbini, Alexander e Carlos del Gruppo Adulto di San Paolo e di Rio, due medici eccezionali che sono ripartiti dicendomi: “abbiamo visto il Paradiso e se dipendesse da noi verremmo qui a lavorare”. Alexander, pediatra, capo casa a San Paolo è il medico che ha incontrato gli Zerbini; Carlos, ginecologo professore universitario a Rio de Janeiro. Cleusa e Marcos sono voluti ritornare e ritorneranno in Maggio perché hanno come scoperto che il movimento è per tutti. Hanno visto il Vicepresidente della Repubblica venire a pregare e fare colazione con loro, un travestito infermo grave di AIDs fare la sua prima comunione, mendicanti chiedere da mangiare, barboni dormire nella parrocchia, vecchi abbandonati con una casa, bambini ammalati di AIDS o violentati o vittime di violenza avere una famiglia. “Abbiamo visto che il movimento è per tutti. Siamo felici, ci sentiamo confortati”. Immaginatevi me…che vede questo popolo ogni giorno più, “soggetto”, protagonista di tutto, dall’economia all’assistenza…e che razza di amore. È davvero l’inizio di cosa vuol dire nuova evangelizzazione, un rapporto nuovo fra paesi sviluppati e sottosviluppati…l’inizio della fine dell’assistenzialismo. Vedere come 38 persone, la stragrande maggioranza universitari di San Paolo e Rio, molti impegnati con gli Zerbini hanno fatto 3000 km circa in corriera per vedere la clinica, la Riduzione di San Rafael e per tre giorni stare davanti a questo Avvenimento con gli occhi di “Marcellino”, è stato qualcosa di stravolgente. E manderò le loro testimonianze… perché possiate commuovervi con me. Domenica scorsa tutti insieme, con padre Julian de la Morena della San Carlo, responsabile dell’ARAL e del CLU di San Paolo con Alexander, abbiamo celebrato la S.Messa nella clinica con la cresima di Celeste e la prima comunione di Ruben (prima Gessica) che solo entrando nella clinica ha desiderato essere riconosciuto come un uomo e non come una donna. Non riesco a descrivere l’accaduto. Per tre giorni hanno visitato tutto e tutti i dettagli, chiedendo e noi chiedendo loro tutto, stabilendo una relazione di amicizia con loro per crescere assieme nella fede. Mai avevo visto da parte di nessuno tanta curiosità, passione, voglia di imparare. Sembravano bambini davanti al papà, cioè davanti ai segni inconfondibili della Presenza del Mistero. Siamo stati insieme tre giorni, ma 18-19 ore al giorno, senza mai stancarci. Non progetti, non domande economiche o di gestione, ma solo l’appassionante comunicazione di Cristo, della realtà. Guardando loro capivo perché nel Medioevo quando un re, un capo si convertiva tutto il popolo incontrava la fede. È quanto sta accadendo con loro e piano piano anche qui. Come vorrei che Gesù, la Madonna ci donassero quell’umiltà della ragione di cui parla Carron nello scritto prima di Natale per riconoscere in ciò che lui ci indica: i tratti inconfondibili del Mistero presente. Personalmente chiedo solo questo alla Madonna e solo questa posizione voglio per me ed i miei amici. Adesso corro solo lì dove mi viene indicata la vita, il segno presente del Mistero. A 62 anni ho poco tempo da perdere, il tempo si è fatto breve e sono stanco di discussioni, di problematiche sterili. Ho bisogno solo di amici, di compagni di cammino che mi accompagnino a prepararmi all’incontro definitivo con Cristo. Il futuro mi affascina perché è come se, vedendo il tempo che corre, volessi arrivare al capolinea avendo speso ogni respiro perché Gesù sia conosciuto ed amato, conosciuto ed amato da questo popolo che ogni giorno cresce in quantità e qualità. Che razza di avventura, amici: “sento un fuoco ardente nelle mie ossa che non riesco a contenere”. E per di più ho la certezza  più limpida del sole che quanto qui accade è tutto della Provvidenza e lei si incarica e si incaricherà di portare avanti tutto. Ma capite: ciò che c’è qui non è nato da me, ma da Lui…e quindi sono affari Suoi. A me, a noi, riconoscere e credere in Lui. Insomma quest’opera ha bisogno solo ed esclusivamente di santi. Cioè di peccatori per cui Cristo è tutto, dai capelli al portafoglio, alla sessualità, dal pensiero alla memoria, alla volontà, a tutto, proprio tutto.

Un abbraccio pieno di Cristo.

P.Aldo
 
P.S. desidero aggiungere un bellissimo esempio di cosa significa quanto Carron ci indica, quando parla della realtà e dell’umiltà della ragione. In questi giorni abbiamo avuto un bellissimo e drammatico dialogo fra medici, personale paramedico dialogando anche con Quinto, come ogni settimana rispetto al piccolo Victor (il bambino in stato quasi vegetativo e senza cranio): fare o non fare una trasfusione di sangue. Ovviamente non entro in merito ai perché - sono un povero asino – essendo altro il mio compito. La decisione ultima era di non farla perché non avrebbe migliorato più di tanto le sue condizioni. Però il pediatra della clinica non era d’accordo con la decisione presa. E così si è riaperto il caso. Dio ha voluto che venisse qui Alexander, l’amico degli Zerbini, del Gruppo Adulto di San Paolo, pediatra. E anche lui era dell’opinione del nostro pediatra. Allora ho chiamato il primario che era in Brasile e dopo un lungo dialogo Alexander mi dice: “le ragioni del primario sono ragionevoli, non fanno una grinza. Lui è un medico palliativo ed è ragionevole ciò che dice. Però io sono un pediatra ed è inevitabile che se si può fare anche una virgola in più la farei. Però l’oncologo e il suo equipe hanno delle motivazioni ragionevoli per questa decisione”. Mazzotti mi richiama e mi dice: “se fosse anche mio figlio non farei la trasfusione, però vediamo anche cosa dice il rettore del “Giovanni Paolo II” di Roma. Io già da due giorni avevo mandato tutto il materiale necessario preparato dal primario per un giudizio ultimo. Nel frattempo Alexander si incontra con il nostro pediatra e decidono, dopo che il primario si dice d’accordo nel tentare la trasfusione usando una via periferica, di fare la trasfusione. Cosa che viene eseguita lunedì e bene con un risultato positivo. Tutti contenti. Però la cosa ancora più bella è la risposta che oggi, sabato, ho potuto leggere e che è dell’amico caro Don Livio, il rettore dell’Ateneo e che pongo a vostra considerazione:
 
Caro Padre Aldo,

ho preso conoscenza del caso del piccolo Victor, che mi hai sottoposto.

Non essendo esperto in medicina, ho chiesto anche il parere ad una professoressa del nostro Istittuo, medico ed esperta in bioetica.

Con Lei e con un altro collega, il Padre Noriega, abbiamo rivisto la problematica che ci hai sottoposto.
Alla fine, la Dott.ssa Di Pietro ha steso questo parere, che riflette l'opinione maturata insieme che ti allego:
"Preso atto delle condizioni cliniche di Victor Quinones, nato il 14 aprile 2007 e attualmente ricoverato presso la casa Divina Providencia di Asuncion (Paraguay), si ritiene che - in attesa di una definizione diagnostica delle cause della progressiva anemizzazione - sia opportuno procedere con la emotrasfusione anche ricercando una via venosa centrale. Nel caso in esame, infatti, la emotrasfusione si configurebbe come un intervento in grado di migliorare la qualità della vita del paziente o, comunque, di non consentirne un peggioramento, palliando la sintomatologia in atto. La progressiva riduzione dell'emoglobina e dell'ossigenazione esporrebbe i tessuti - e in modo particolare il cervello - ad un'ulteriore condizione di ipossia aggravando così le già compromesse condizioni. In un secondo momento, si continuerà con la somministrazione di acido folico, di ferro e di eritopoietina, come già previsto dal protocollo clinico".
Spero ti possa essere di aiuto.

Ti assicuro un vivo ricordo nella preghiera al Signore della Vita.

Un abbraccio

don Livio

Amici cari, questo è un esempio che dice ancor di più cosa intendo per collaborazione, per amicizia, umiltà, comunione. Una soddisfazione anche l’aver preceduto la risposta che indica una sintonia. Una sintonia su temi delicati e che solo un’obbedienza alla realtà ci permette.

Paraguay, Brasile, Italia: la cooperazione è solo un’amicizia, un’obbedienza alla realtà, ad un rapporto. È quanto sta accadendo fra i medici d’Italia, Brasile, ecc…

Grandi domande esigono persone grandi per rispondere…e così come un tempo ho cercato Giussani, oggi Carron…su questo tema ho cercato Mons. Melina Livio. E Victor è decisamente migliorato.

Ma che grazia questa clinica…ma dico: questa compagnia.

Se anche con Eluana ci fosse questo sguardo…questa umiltà della ragione!

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