24/12/08

Il Natale e la Speranza

A Natale anche "La Repubblica" da spazio a chi ama la verità.
Ecco il bellissimo articolo di Juliàn Carròn.
(Clicca sul titolo)

Ed ecco una stupenda lettera di Padre Aldo:
MAIL DI PADRE ALDO TRENTO 19 DICEMBRE 2008

Cari amici,

Moltissime delle vostre email sono piene di dolore, di domande, di paure e moltissime sono espressione comosse della letizia di cuori semplici, commossi e pieni di gratitudne al Signore. Molte sono anche piene di “rabbia”, direi di “disperazione” in particolare quando ricordo ció che Giussani diceva e vivere e Carron instancabilmente ci ripete: “la realtá é amica e amica sempre”. Non mi stancheró mai di ripeterle neanche oggi quando il mio stato d´animo é nero come il carbone e un peso –cosa che conosco e convivo da 20 anni- mi opprime lo stomaco, facendomi sudare il doppio del normale. Il caldo é a 48º la vita esige, gli ammalati, i bambini, i vecchi, la colonia estiva, le catechesi nei diversi settori, la costruzione del nuovo ospedale, le risposte alle email che sono per me una gioia, tutti i momenti contati....tutto dentro un deserto interiore e per di piú quella bestia sullo stomaco che é da 20 anni di casa....ma tutto questo non solo non mi determina, ma mi springe a ripetere all´infinito “Io sono Tu che mi fai” a guardare in ogni istante a Cristo. Per di piú nella notte non riuscivo  a dormire e mi sono un pó incazzato....ma anche questo ha voluto dire: “Gesú ti offro....ho pensato al Getsemani, ho ridetto: “anche i capelli del mio capo sono contati”. E poi ho deciso per un sonnifero e ho dormito fino alle 10 di questa mattina. Quando mi sono svegliato, ovviamente abituato a un ritmo e a una regola precisa, mi sono trovato con tutti i miei piani cambiati. E la prima reazione é stata di rabbia, perché i miei buoni progetti sempre precisi erano saltati. Ma é stato sufficiente un secondo: “questa é la realtá a cui obbedire...e subito “Io sono Tu che mi fai” e ho iniziato bene il giorno dalle 10 del mattino invece che dalle 5”

Obbedire alla realtá é questa cosa semplice: fare i conti con la vita e riconoscere che é un Altro che ti conduce. Quanta pace...anche se non ho potuto dare la comunione agli ammalati, fare la processione e recitare le lodi con i confratelli...cosa che per me sono piú che care. La realtá é amica anche quando non dormi o devi prendere un sonnifero perché il giorno dopo avevo il pranzo con i 120 dipendenti della Fondazione San Rafael e la cena con il vicepresidente della Repubblica e i suoi 90 collaboratori.

Ma piú che queste mie chiacchiere ascoltate il mio piccolo Luigi da mesi nella clinica e la sua mamma. Luigi é morto di recente. Vi prego ascoltatelo bene ma prima volevo dirvi quanto mi ha detto un’ amica mentre stava scrivendo questa lettera davanti al Santissimo Sacramento: “Padre posso parlarle? Il Signore mi, ci sta amando tantissimo e per questo mi sta parlando perchè  possiamo cambiare, convertirci. Fanny, la mia sorella piú giovane é in questo momento in sala operatoria per un cancro al seno, la maggiore un cancro al colon, la terza é prostrata nella camera e non puó muoversi. Fanny giá aveva perso un figlio di 15 anni e per di piú con suo marito era stata coinvolta in un processo ingiusto durato anni.

Peró Padre, Dio permette tutto questo perché ci ama, ci vuole Suoi.”

Che dire? Ogni giorno la mia vita vede questi miracoli. Adesso lascio al mio piccolo Luisito, morto a parlarvi. Aveva solo 12 anni,  e guardatelo poi il giorno della sua prima comunione e cresima ricevuta nella clinica prima di morire. La donna al suo fianco é Cecilia ammalata di AIDS che riceve anche lei i sacramenti. Muore alcuni giorni dopo lasciandomi come figlia la piccola Stefania di 6 anni che vive nella casetta di Betlemme 2.

LA STORIA DI LUIS: CHE BELLEZZA, CHE AMORE!

Luis, un bambino di 12 anni, se ne stava andando. I suoi respiri erano ogni volta più profondi e distanziati. Appena apriva gli occhi. Sentiva con fatica. Guardava la Vergine, guardava sua mamma. Alla domanda del sacerdote: “ami Gesù, sei pronto per incontrarti con Lui?” Risponde: “si, padre”.

La mamma aveva riunito tutta la sua famiglia, perché dicessero addio a Luis. È stato un momento bello, felice per tutti. Quando se ne andarono, la mamma lasciò queste righe, frutto di notti insonni mentre vegliava, come la Vergine Maria, suo figlio inquieto e tormentato dal dolore di una metastasi che lo ha consumato totalmente:

“Dio mio, sono di fronte a mio figlio che sta morendo. Sarei una bugiarda se affermassi che sono rassegnata. Sono triste e con paura, ma in pace, perché ho fatto l’umanamente possibile per curare Luis. O Dio, mio figlio è nelle tue mani…! Tu puoi fare il miracolo di curare mio figlio, se vuoi. Signore, non te lo dico come rimprovero, ma te lo chiedo con tutto il cuore. Ma se mio figlio è destinato a tornare coi tuoi Angeli nel Paradiso, io sono felice. Signore, ti prego una volta in più che Luis non soffra, che non senta dolore…e ti ringrazio per avermelo dato come figlio. È un bambino speciale: allegro, affettuoso, sempre pensa prima agli altri. Ricordo che quando lo mandavo dal panettiere per comprare il pane, al ritorno lo divideva, camminando, con i suoi amici e mi diceva: “mamma, non ti arrabbiare. Togli la parte che mi tocca e dalla ai miei fratelli”.

Ricordi, Signore, quando chiedeva al suo papà che cantasse suonando la chitarra durante la Messa nella cappella? Questo mio bambino, Signore, lo hai scelto per darci una lezione di vita, di come combattere in questa vita conoscendo Te, Dio mio, come lui è solito chiamarti.

Ti ringrazio, Signore, perché grazie alla malattia del mio Luis hai aiutato gli altri miei figli a uscire dal pozzo cieco nel quale erano caduti e a intraprendere nuovamente il tuo cammino. Ti ringrazio, Signore, per avermi permesso di tenerlo un anno in più; lui mi ha aiutato ad avvicinarmi a te, o Dio, perché nonostante tutto quello che vedo e soffro io so che lui va al cielo, perché in tutto questo lungo tempo di malattia solo due volte ha detto “ay”. Quando si stava rimettendo dalla chirurgia e quando gli hanno punto i polmoni.

Grazie, Signore, perché attraverso la malattia, Luis è arrivato a questa clinica “Divina Provvidenza”, per stare più vicino a Te e conoscerTi meglio. Ti chiedo di aiutarmi ad essere ogni giorno più forte nella mia fede, Signore, e di impietosirti di questa povera peccatrice, mandando la Tua misericordia sulla mia famiglia.

Pochi giorno prima di morire anche Luis ha scritto una lettera a Gesù:

O Gesù, prima di avere questa malattia io ti conoscevo, ma molto poco. Con l’ammalarmi sono giunto a conoscerti di più, poco a poco. Ora so che Tu sei il mio Salvatore, perché tutte le cose che ti chiedevo o tutto quello che ti chiedo, sempre me lo hai dato. Ricordo che una volta ti ho chiesto per la salute di mia mamma e tu mi hai ascoltato, Signore. Hai fatto che mamma si sentisse meglio, e ora non ho più la sua malattia delle vertigini. Anche quando mi è mancata l’aria e mi stavo asfissiando, Tu mi hai dato il respiro per dire queste parole. Tu sei venuto in terra per morire per me, e quando decidi che mi vuoi portare vicino a Tuo Padre, io andrò. Grazie Signore per tutto, grazie per i giorni che mi hai dato da vivere, grazie per la luce, perché sto ancora con mia mamma, coi miei fratelli, con tutta la gente che amo di più.

Luis


1 commento:

Anonimo ha detto...

“Non ce lo aspettavamo, non ce lo saremmo mai sognato, era impossibile, non è reperibile altrove” (L.Giussani)
Auguri di un felice e lieto Natale! Rita

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