28/12/08

Elogio dei calli e dei depressi

In attesa che Padre Aldo inizi il blog promesso, gustiamoci queste due sue ultime lettere.
Perfino gli Svizzeri le pubblicano!
Comprensive delle foto allegate!

Da: Padre Aldo Trento

Carissimi amici,
oggi è la festa della Sacra Famiglia, e per noi della parrocchia è il giorno nel quale durante la Santa Messa dei bambini, alle 8 della mattina, benediciamo le scope (vedi foto) e le consegnamo ad ogni bambino. Il motivo è educativo.
Non dimenticate le tre regole fondamentali del cammino educativo che ha portato questo non-popolo a essere popolo, comunità viva. Tre regole che nascono dalla coscienza di “Io sono Tu che mi fai” e che “la realtà è grande amica dell’Uomo” come ci ricorda ogni giorno Carron.
1) Calli nelle ginocchia: l’Uomo è supplica, preghiera.
2) Calli nelle mani: il nesso fra la realtá e il Destino si chiama lavoro. E la scopa è il primo strumento perché la casa, la memoria del Signore, possa essere pulita e bella. Mia madre è stata la prima a regalarmi una scopa. E così, fin da piccino, la scopa è diventata per me lo strumento principale di relazione con la realtà quotidiana. Per questo è uno strumento che tanto apprezzo e stimo, fino al punto di riservarle un posto tutto suo nella mia casa. Per di più non posso dimenticare che san Martin de Porres, il Santo Peruviano, si è santificato usando la scopa e per questo è rappresentato sempre stringendone una tra le mani. E per i miei bambini è un onore ricevere la scopa benedetta. In fondo è una piccola applicazione del “rischio educativo”. Tutto si gioca nei minimi dettagli...però se uno non vive drammaticamente le 24 ore del giorno rimane un elefante o un intellettualoide. E certamente non educa.
3) Calli nel cervello: il valore dello studio, che permette di contemplare le leggi del cosmo e la bellezza della realtà. Guardate la facciata della nuova clinica (vedi foto): è una replica tutta in pietra di una chiesa delle Riduzioni Gesuitiche. Mancano ancora due piani e molti dettagli. Nella pietra vedete raffigurati i motivi floreali dell’Eucarestia: l’uva e il “flor de Mburucuya” o passionaria, fiore sacro per il popolo Guaranì. Ancora: gli angeli cantori che adorano il bimbo Gesù in braccio alla Vergine. Questo lungo bassorilievo è uguale a quello che si trova nella grande e bella chiesa di Trinidad, una riduzione in cui ha lavorato il grande architetto gesuita milanese Primoli. Dalla lettura dei bassorilievi, adesso visibilissimi nella clinica, si è potuto capire quali strumenti musicali si usavano nelle riduzioni.
Ebbene i miei bambini, i miei vecchi e i miei ammalati, vivono oggi in un ambiente culturale che ricorda l’Europa Medievale (la scuola e la pizzeria sono le due parti di un edificio che ricorda un castello della Lorena) e le riduzioni gesuitiche (la clinica). Una sintesi fra il vecchio mondo della fede e quello nuovo creato dalla fede. Come dire che questa piccolissima cittá dell’amore educa anche con le pareti, con le pietre e con i mattoni.
Ma il cuore di tutto è solo ed esclusivamente la Divina Provvidenza che “move il sol e l’altre stelle”. Non ho in assoluto altro principio economico, me lo hanno insegnato mia madre e mio padre. Provvidenza che si muove in particolare con il prendere sul serio quanto Carron ci ripete continuamente. Che bello il suo articolo! Il Natale e la Speranza. L’ho letto in tutte le Messe di questi giorni, me lo sono tradotto, ho fatto migliaia di copie e l’ho distribuito dovunque. Uscirà come editoriale sulle pagine settimanali che abbiamo all’interno del quotidiano nazionale “Ultima Hora”. Mi ha commosso, mi commuove, perchè Carron in maniera bellissima descrive la mia storia, descrive l’elezione che Dio ha fatto e fa di me, l’opera che la Divina Provvidenza mediante questo asino sta realizzando. Sì, perchè come dice il vice presidente della Repubblica del Paraguay: “In quest’opera si vede l’inizio del Paraguay a cui tutti aspiriamo. Non posso cambiare il paese con un decreto, ma si vede quello che puó cambiare la Provvidenza Divina...”
Per questo sono riconoscente a Carron, perchè mi fa rivivere quella compagnia di Giussani che non mi ha dato consigli, non ha inviato controllori o esperti per vedere ció che facevo o non facevo...mi ha fatto solo e sempre compagnia. Come Julian oggi, richiamandoci continuamente al cuore di tutto: l’obbedienza al proprio cuore, alla propria umanitá.
Che commozione ricevere questo breve scritto della sorella di don Giussani alla Vigilia di Natale: “Voglio inviare il mio augurio natalizio all’amico che ha voluto tanto bene al mio amatissimo fratello e che ho conosciuto a Rimini. Mi ricordo nella preghiera perchè il Signore benedica la tua missione sempre sotto lo sguardo sorridente del Gius!. Livia”
Non me l’aspettavo, mi sono scese le lacrime. Ecco in queste parole c’è tutto...in quel “sotto lo sguardo sorridente del Gius” c’è il miracolo della mia vita. E oggi quel sorriso è quanto Carron ci indica, ci sottolinea, non lasciandoci mai tranquilli. In questi ultimi giorni dell’anno ringrazio Dio per questi due grandi amici e padri, assieme ad alcuni altri (non importa quanti) amici che mi sono di consolazione, di compagnia e che mi indicano con chiara voce come l’apostolo Giovanni quella notte sul lago: “È il Signore!”.
Auguro alla schiera di amici che mi scrivono i loro drammi, le loro grandi e piccole sofferenze, che la mia insignificante persona possa essere, assieme a questo popolo che Dio mi ha donato, motivo di conforto e di certezza. Aiutiamoci a ripetere all’infinito: “Io sono Tu che mi fai.”

Buon Anno Nuovo
Padre Aldo

Da: Padre Aldo Trento
Data: Sun, 28 Dec 2008 09:06:28 -0300

Cari amici,
É arrivato oggi! Se può servire mi permetto nell’anonimato di inviarlo alle centinaia che mi scrivono ed hanno questo problema. Che bello vedere come Gesù si serve anche di poveri cristi per dare speranza a chi ha perso la voglia di vivere.
Con affetto, P. Aldo

Carissimo p.Aldo,
scrivo per ringraziarla perché la sua testimonianza ha segnato una svolta nella mia vita.
Non ci conosciamo personalmente, eppure sento una grande familiarità con lei perchè il legame che ci unisce è più forte del legame di sangue.
Quest'estate, non potendo andare al meeting, ho seguito su internet alcuni incontri che mi venivano segnalati dagli amici che vi avevano partecipato. Così mi sono imbattuta nella sua testimonianza.Sono stata folgorata perchè lei stava parlando di me: anch'io soffro da anni di depressione, devo prendere sempre i farmaci ed ero arrabbiata perchè la mia vita era triste e difficile. Non accettavo di dover essere per sempre così.
Ma le sue parole "la depressione è una grazia", dette con la coscienza e la sofferenza di chi le ha sperimenrtate vere nella sua vita, mi hanno scosso. Non ho mai creduto nelle folgorazioni, ma il racconto della sua vita, per alcuni aspetti molto simile alla mia, ha suscitato in me una speranza inimmaginabile. In quei giorni scrivevo ad un amico che io non sarei mai stata protagonista, ma sempre e solo nessuno. Mi sentivo una nullità e a nulla valevano le parole di chi mi diceva il contrario. Poi Vicky, poi le sue parole e tutto riacquista pian piano colore e spessore.
Sto vivendo un momento di grazia che non pensavo potesse più accadere nella mia vita. Ora so che si può vivere così! Non chiedo più al Signore di guarirmi dalla depressione (se accadrà anche questo ben venga) perchè ho capito che non c'è ostacolo alla grazia. Dio può far scorrere i fiumi all'insù ed io mi sento così: contro le leggi della natura la mia vita va al massimo. Non faccio cose grandi come lei, ma nella mia condizione di moglie e di madre, di insegnante e di amante della musica e del canto, cerco di far fruttare i talenti che Dio mi ha donato come posso. La depressione non è più un ostacolo. Di questo devo ringraziare lei.
Quando l'ho vista parlare dallo schermo del mio computer, piangevo perchè mi immedesimavo nella sua sofferenza, capivo la sua angoscia, ma la vittoria di Cristo anche sulla depressione era altrettanto evidente.
Ho desiderato che accadesse anche a me: se Cristo ha vinto la morte come può fermarsi davanti ad una banale depressione?
Oggi, anche se è Natale, mi sento come quelle icone russe dove la natività era raffigurata con il presagio della morte e della resurrezione: io sono viva, anzi sono rinata, sono risorta! So che la malattia mi potrà rimettere in bocca parole di morte e di disperazione, ma la verità la sto dicendo ora: Cristo ha vinto la morte e quindi ha vinto anche la mia depressione!
Spero tanto di poterla incontrare, di poter parlare un giorno con lei perchè, come ci ha insegnato d.Giussani, voglio cercare ogni giorno il volto dei santi per trarre conforto dai loro discorsi.
Le auguro tutto il bene per la sua vita e le chiedo di pregare per me e per tutte le persone depresse.L'abbraccio in Cristo.

Milena

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