28/11/08

AVVENTO

Ricevo da amici queste due lettere.
Amparito sarà presente a Rimini il giorno 8 Dicembre 2008 per un incontro organizzato dal Centro Culturale "Il Portico del Vasaio" (vedi locandina qui a fianco)

AVVENTO:
PADRE ALDO MAIL 27 NOVEMBRE 2008


Cari amici,
guardando ieri notte la mia piccola Cristina che dorme nella stessa camera di Victor e di mio figlio Aldo ho visto nella sua posizione fisica la concretezza di ciò che Giussani afferma nella scuola di comunità (pag. 116) dell´edizione spagnolo, alla fine del paragrafo: “il vero seguire é un amicizia”. “Quello che chiamiamo obbedienza é realmente un´amicizia, e di fatto San Paolo, parlando di Gesù, diceva che per amore al Padre…si é fatto obbediente fino alla morte, esattamente fino in fondo perché aveva capito che quanto il Padre gli chiedeva era giusto per una misericordia, pietà con gli uomini (che commozione fino alle lacrime per me che vivo 24 ore con il dolore e la morte), al fine di salvare gli uomini, per la libertá degli uomini (capite il perché di Victor, di mio figlio, di Cristina distesa a forma di croce…e poi c´é chi chiede discresione nel mostrare le loro foto… ma in fondo é la stessa maledetta “discresione” che si vuole chiedendo di togliere i crocifissi dalla scuola… scandalizza vedere la bellezza del dolore, della morte fatta carne…non si sopporta lo spettacolo del Mistero crocifisso nella sua carnalità…per poter portarli alla felicità. Dio mio, capite perché parlo della depressione come una grazia, della malattia come una grazia…per favore leggete “Getsemani” di Peguy, lí dove parla di “nevrastenia” che tutti traducono con la parola “depressione” e non poteva non farlo perché per la Sua natura divina – era un uomo e per questo obbediente - ma la sua persona, il suo io, il suo cuore divino, perché era della stessa sostanza del Padre, era un impeto d´amore perché “Dio é amore” come scrive S. Giovanni - non poteva DIRE DI NO. Comprendeva che quanto il Padre gli chiedeva e sapeva come attuare: imitava il Padre che aveva creato il mondo per amore”
Con le lacrime negli occhi vorrei che le centinaia e centinaia di persone che mi scrivono tormentate da ogni forma di malattia da, quelle più terribili come quelle psichiche alle fisiche, potessero ripetere, in ginocchio, migliaia di volte al giorno queste parole…ma allora capite il perché vi scrivo certe cose, perché al Meeting ho detto quelle cose che fanno un mondo di bene in tutto il mondo. Ieri sera dopo la scuola di comunità uno mi ha detto “Padre, 20 anni fa quando sei arrivato nel sentirti parlare ci siamo detti: ma chi é questo matto, letteralmente ha detto “schizofrenico” però sentivamo vibrare in te qualcosa che ci sfuggiva e che sentivamo corrispondente al nostro cuore…e per questo ti abbiamo cercato”
Rimasi commosso perché é vero: la mia malattia é stata la grazia che ha permesso alla apparente mia non libertá, di aderire al disegno di Dio, anche quando le ossessioni ormai sembravano essere le padrone assolute del mio non pensiero perché la mia testa era torturata. Non avrei mai creduto che ciò che la Scuola di comunità dice fosse vero e che sarebbe stata la grazia più grande anche per me. Dio si é servito di me, matto, cosi giudicato e di fatto forse lo ero e “lo sono” per mostrare la Sua Omnipotenza, la Sua Misericordia.
Come non sentire vivo Giussani nella Scuola di comunità, come non “mangiarlo”, possederla. Come vorrei che i medici in particolare che spesso si credono “Dio” cogliessero quanto Giussani dice. Sarebbe la rivoluzione della medicina e anche della psichiatria. Leggete per favore “Getsemani” di Peguy, L´Avvento ci faccia rifiorire rispetto al dolore e alla morte.

P. Aldo


MAIL DA PADRE ALDO 27 NOVEMBRE 2008



Cari amici,
a Quito (Ecuador) dove sono stato per la giornata d'inizio anno ho incontrato Amparito, una ragazza di colore, tanto simile a Vichi. Per parlare avevo chiesto ai responsabili che prima intervenisse lei. E cosi fu. Vimando la sua testimonianza con una foto. "i segni inconfondibili della presenza di Cristo" ci ricorda sempre Carrón.Ciao. P. Aldo.


Quito,18 novembre,2008

Caro Padre Aldo,
voglio raccontati di me. Mi chiamo Amparito, ho 38 anni e vivo a Quito, in un quartiere al estrema periferia della città chiamata Pisulli. Sono arrivata qui circa 25 anni fa con la mia nonna (la persona che mi ha educato alla fede in Dio).
La mia infanzia è stata buona, infatti, anche se alcune volte mi è mancato il pane, non mi è mai mancato l’affetto dalla mia nonna. Ho incominciato a lavorare come bambinaia per poter dare anch’io il mio aiuto in casa. Avevo 8 anni quando ho incominciato a lavorare studiando, nel frattempo, in una scuola notturna. In questo modo sono riuscita a finire le elementari. Noi vivevamo in una casa affitto. Un giorno mia nonna aveva sentito parlare di una invasione di terra che si sarebbe fatta il giorno 11 di novembre del 1983. Lei decise di unirsi a loro per poter avere una casa propria dove vivere. Abbiamo vissuto sotto una tenda per tre mesi. E’ stato in quel momento che è incominciato tutto il mio cammino di dolore che la vita mi stava riservando. Ai sedici anni, mia mamma abbandonò le mie sorelle minori lasciandole sole. Allora ho dovuto prendermi carico di loro come se fosse la loro mamma. Questa situazione è andata avanti per quattro anni. Per tutto questo tempo ho lavorato come domestica in una casa per poter mantenere le mie sorelle. La più piccola l’ho dovuta mandare ad un asilo nido perché lavorando non potevo prendermi cura di lei, l’altra un po’ più grande , di tredici anni, lavorava anche lei come bambinaia in una casa. Passato il primo anno che vivevamo in questa condizione, è apparso il compagno di mia madre ed abbiamo dovuto andar via da casa perché, essendo nella sua proprietà aveva deciso di distruggerla. E’ stato cosi che siamo rimasti senza una casa dove stare. Abbiamo dovuto, ancora una volta, ricorrere al buon cuore della nonna. Ed anche questa volta lei ci ha offerto sia il riparo che l’amore materno di cui avevamo molto bisogno io e le mie sorelle. Quattro anni dopo è tornata la mia mamma per portandosi via con lei le mie sorelle. Poca dopo mi sono innamorata di un ragazzo. Mi sembrava di aver incontrato la felicità, Sembravamo fatti l’uno per l’altro. Sono rimasta incinta. Da lui ho avuto tre figli. La mia prima bambina l’ho persa per una morte bianca; aveva un anno e quattro mesi, 17 anni fa. Quella volta ho provato la più grande tristezza del mondo. Pensavo di non voler avere più figli. Restavo chiusa in casa senza uscire. Non volevo ne mangiare ne vivere. Il mio compagno usciva per lavorare e mi portava da mangiare, quasi costringendomi a farlo. Sentivo molto dolore e rabbia, non capivo cosa faceva ne perché insisteva nel farmi vivere Non era più un problema emotivo ma stava diventando già un problema organico. Dal tanto piangere, gridar e, dal dolore, il mio cuore incominciava ad ammalarsi. Allora il Signore ascolto la mia supplica è mi ha dato un’altra opportunità. Dopo 4 mesi dalla morte della mia prima figlia, sono rimasta ancora incinta dalla mia altra figlia. Ero certa che era il Signore che voleva darmi ancora la possibilità di essere madre. Con mia figlia è tornata in me la felicità. Mia figlia si chiama Amanda ed attualmente ha 15 anni. Quando ero incinta ai sette mesi il mio compagno se ne è andato e si è sposato con un’altra. Un altro dolore che mi colpiva, mi faceva venir ancora la voglia di morire. Ero sola e in attesa di Amanda, ma come sempre il Signore mi mostrava il suo amore attraverso la donna che sempre è stata al mio fianco, mia nonna. Trascorsi due anni dal matrimonio del mio compagno con l’altra donna, è tornato a cercarmi e sono tornata a credere nelle sue parole perché lo amavo con un amore più grande di quello che avevo prima e l’ho perdonato. E’ stato così che quando Amanda aveva 5 anni sono rimasta incinta di nuovo e ho avuto un bambini molto vivace ed allegro, sempre sorridente. Una settimana prima della nascita di mio figlio, mia nonna, la donna che mi ha dato il suo amore , le sue cure il suo affetto, è morta. Per me è stato un duro colpo anche perché il mio compagno un mese prima se ne era andato; è questa volta per sempre, lasciandomi ancora sola con la bambina che doveva incominciare il primo anno di educazione elementare, nella pancia un bambino al ottavo mese di gravidanza, sola senza soldi e senza aiuto, mi sembrava che il mondo affondasse sotto i mie piedi. Qualche anno dopo, ricordo era l’ 11 febbraio, ed il mio bambino aveva quattro anni, i medici hanno scoperto che aveva una grave malattia al cuore e che non vi erano possibilità di cura e che sarebbe morto in poco tempo. E’ stato ancora una volta come se il mondo si fosse spaccato in due. Stavo tutto il giorno con lui in ospedale e spesso quando si svegliava mi diceva “ti voglio tanto bene mamma, non preoccuparti vedrai il Signore mi guarirà”. Chiedevo insistentemente a Dio che non me lo portasse via, ma dopo 9 mesi di lotta, digiuno e preghiere, una mattina, il 10 dicembre del 2003, mio figlio è morto, davanti a me , senza che potessi fare niente. In quel momento tutto si è fatto scuro. In quel tempo, Amanda studiava nella scuola cattolica delle Missionarie del Sacro Costato; loro erano state la mia compagnia durante tutto il tempo della malattia di mio figlio. Loro sono state il mio appoggio non solo emotivo, ma anche economico, specialmente una di loro, che ancora continua a essere per me come una madre, lei mi cerca al telefono ed attendeva ed attende le mie notizie, non lasciandomi mai sola. Ha cercato sempre di farmi fare qualcosa cercando di tenermi occupata. E’ stato così che ho incominciato a lavorare nella scuola aiutando ai lavori nel giardino. Un certo giorno, quando ero decisa ad arrabbiarmi con Dio, ho gridato, e pianto e gli ho detto, “cosa vuoi da me?, se io non sono cattiva, perché mi succedono queste cose?, non voglio più piangere mettimi nel posto che vuoi, ma nel posto che deciderai che possa essere utile a gli altri. Il giorno dopo ho ricevuto una chiamata di una delle sorelle del Sacro Costato che mi diceva “abbiamo un lavoro perfetto per te”. Sono andata dove loro erano e li ho conosciuto Stefania. Aveva il sorriso più dolce e lo sguardo più limpido che avevo visto fino ad allora. E’ stato così che dopo quasi un anno dalla morte di mio figlio, nel mese di novembre del 2004, ho incominciato a lavorare per l’AVSI. Ero ancora molto scossa dalla morte del mio bambino ma il lavoro mi aiutava a togliermi dalle mie sofferenze riempiendo un po’ il vuoto che avevo dentro e facendomi prendere coscienza che avevo una figlia per la quale vivere. Nel mio lavoro me ne sono resa conto che non ero l’unica ad avere problemi ed ho incontrato famiglie che soffrivano molto ed avevano molto bisogno di essere ascoltate ed in alcun modo accompagnate.
Tre mesi dopo l’inizio del lavoro, Stefania mi ha invitato alle vacanze del Movimento. Non capivo cosa fosse ma lei insisteva ed ho accettato di andare. Non avevo visto mai tanta gente insieme, la maggior parte non si conoscevano tra loro ma sembravano lo stesso grande amici. Tutti si aiutavano nel cammino. Posso dire che il mio primo incontro con il movimento mi ha cambiato, ho capito che non ero stata mai sola, era come se quella compagnia fosse stata sempre con me. Li ho capito anche che Dio mi stava accompagnando anche attraverso i volti che mi poneva davanti.
Ora sono felice perché con le famiglie, i bambini, i miei compagni di lavoro e con gli amici che ho trovato nel Movimento mi è tornata la voglia di vivere. Questo non significa che ho smesso di sentire dolore, di fatto ora sento più il dolore degli altro e mi rendo conto che il cammino di dolore che ho fatto mi serve per conoscere Cristo. E’ così, che quando tre mesi fa mio fratello è stato ucciso con quattro pugnalate, lasciando una famiglia e me sprofondati nel dolore ho visto che non ero sola, questa volta la presenza di Cristo si è fisicamente resa evidente attraverso il volto degli amici che erano li ad accompagnarmi nel dolore. Diego, mio cugino, vedendo l’unità che c’era con gli miei amici che erano al mio fianco, ha voluto anche lui partecipare alla Scuola di comunità, ha cambiato lavoro ed il suo sguardo e diverso, c’è più gioia nei suoi occhi.
A volte mi assale un po’ di paura vedendo le cose che ci sono intorno a me. Dove io abito c'è molta violenza, droga e menzogna. Ma per la prima volta nella mia vita mi sento sicura, mi piace la vita che ho e che vivo. E’ posso dire che questo è grazie alla Compagnia che Cristo ha posto nel mio cammino, questo incontro che mi ha cambiato, mi ha insegnato ad accettare gli altri come sono, accettarmi come sono e dare l’amore che c’è nel mio cuore senza chiedere nulla in cambio. Adesso voglio che i nostri cuori non siano mai tranquilli , per poter vedere la realtà che ci circonda, per essere come Cristo vivo che ci ha salvati dal nostro egoismo riempiendo la nostra umanità con un cuore pieno di amore, perché in questa maniera possiamo dare agli altri come Lui ha fatto per noi. Adesso posso dire che grazie a questa strada di dolore la mia vita è cambiata.
Amparito, Quito – Ecuador

1 commento:

Anonimo ha detto...

Grazie Cecco, aspetto le lettere di padre Aldo come una fresca serata dopo una giornata di grande calura! Sono un grande riposo per il cuore le testimonianze dei nostri santi, e con padre Aldo ce ne sono tanti. Un affettuoso abbraccio, Rita

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