30/03/08

Ciò che abbiamo di più caro

Mancano pochi giorni, due settimane, all'appuntamento con la responsabilità di dare un nuovo Governo alla nostra Italia.
Comunione e Liberazione ci propone di vivere nella fede questo appuntamento
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«Il compito immediato di agire in ambito politico per costruire un giusto ordine nella società non è della Chiesa come tale, ma dei fedeli laici, che operano come cittadini sotto propria responsabilità: si tratta dì un compito della più grande importanza, al quale i cristiani laici italiani sono chiamati a dedicarsi con generosità e con coraggio, illuminati dalla fede e dal magistero della Chiesa e animati dalla carità di Cristo».
Benedetto XVI
Ciò che abbiamo di più caro
1. Ogni volta che siamo chiamati alle urne siamo provocati, come cristiani, a rendere ragione della nostra fede. £ questo, infatti, a essere ultimamente in gioco nel modo in cui diamo il nostro contributo alla costruzione della società.
Come ci ha insegnato don Giussani, ciò che ognuno ama viene a galla di fronte alle urgenze del vivere: «Se in primo piano è veramente la fede, se ci aspettiamo veramente tutto dal fatto di Cristo, oppure se dal fatto di Cristo ci aspettiamo quello che decidiamo di aspettarci, ultimamente rendendolo spunto e sostegno a nostri progetti o a nostri programmi», emerge di fronte alla prova, nel giudizio e nella decisione.
Perciò le elezioni rappresentano per noi un’occasione educativa unica, per verificare a che cosa teniamo veramente e per smascherare la possibile ambiguità che sta alla radice di ogni nostra azione.

2. Alla politica non chiediamo la salvezza, non è da essa che l’aspettiamo, per noi e per gli altri.
La tradizione della Chiesa ha sempre indicato due criteri ideali per giudicare ogni autorità civile così come ogni proposta politica:

a) la libertas Ecclesiae. Un potere che rispetta la libertà di un fenomeno così sui generis come la Chiesa è per ciò stesso tollerante verso ogni altra autentica aggregazione umana. Il riconoscimento dei ruolo anche pubblico della fede e del contributo che essa può dare al cammino degli uomini è, dunque, garanzia di libertà per tutti, non solo per i cristiani.

b) il «bene comune». Un potere che si concepisce come servizio al popolo ha a cuore la difesa di quelle esperienze in cui il desiderio dell’uomo e la sua responsabilità - anche attraverso la costruzione di opere sociali ed economiche, secondo il principio di sussidiarietà - possono crescere in funzione del bene comune, ben sapendo che da nessun programma esso potrà venire realizzato in termini definitivi, a causa del limite intrinseco a ogni tentativo umano.

3. Per queste ragioni noi accordiamo la nostra preferenza a chi promuove una politica e un assetto dello Stato che favoriscano quella “libertà” e quel “bene” , e che possano perciò sostenere la speranza del futuro, difendendo la vita, la famiglia, la libertà di educare e di realizzare opere che incarnino il desiderio dell’uomo. Lo facciamo in un momento storico che esige di non disperdere il voto, per non aggiungere confusione a confusione.
In particolare, invitiamo a guardare ad alcuni amici che, a partire dal personale impegno con la comune esperienza cristiana, hanno già dimostrato in questi anni di perseguire una politica al servizio del bene comune, della sussidiarietà e della libertas Ecclesiae. Ci auguriamo che essi possano continuare a documentare la novità che ha investito la loro vita, come la nostra, affinché nella loro azione si possa rendere ancora più esplicito il frutto dell’educazione ricevuta: una passione per la libertà e per il bene vissuta come carità.

Marzo 2008 Comunione e Liberazione

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