E così anche don Oreste se n'è andato.
Di notte.
In silenzio.
Il giorno dei morti. La notte fra la festa dei Santi e la memoria dei Morti.
Il primo Venerdì del mese.
Un uomo che ha amato Cristo.
E Gesù è venuto di notte, come un ladro - lo dice il Vangelo - a prenderlo.
Ma don Oreste non si è lasciato soprendere. Lo ha guardato in faccia e l'ha seguito.
Per tutta la vita lo aveva fatto. Non è stato difficile per lui.
Era un uomo che amava Gesù e perciò ha amato anche noi e quelli più sfortunati fra noi, quelli che nessuno voleva, gli handicappati, le donne di strada, i drogati. Non ha rifiutato nessuno.
Una vita spesa per Cristo e per la sua Chiesa.
Eravamo compaesani, nati nello stesso luogo.
Lui è diventato prete quando io nascevo. Lo stesso anno.
Che differenza, però! Don Oreste ha preso sul serio la sua vocazione.
Da prete e da romagnolo.
Con tutti i pregi e i difetti di queste due categorie di persone; ma con un grande amore per Gesù.
Bisogna dire la verità: amava Gesù.
Gli ha lasciato fare tutto: è sotto i nostri occhi quello che hanno combinato loro due, con tutti gli amici che li hanno seguiti.
Il Signore lo ha raccolto come una pianta buona, che deve essere travasata perchè cresca ancora di più e diventi più bella e più feconda.
Terra benedetta Rimini.
Terra di santi e delinquenti.
Don Oreste non era certo uno di questi ultimi. Ma c'è stato. Si è messo fra loro. Non si è tirato indietro. Li voleva tutti in Paradiso.
Qualcuno gliel'aveva giurata. Alcuni lo volevano morto.
Gesù è arrivato prima.
Perché lo amava. E fin da piccolo glielo aveva detto. Glielo aveva promesso. "Seguimi e ti farò grande. Per te e per loro".
Per noi.
Per noi che ti abbiamo conosciuto, parlato, amato, giudicato, criticato, ignorato.
Per noi riminesi che ti abbiamo visto fin da ragazzi.
Per noi che ti conoscevamo appena e qualche volta abbiamo scambiato uno sguardo e poche parole.
Tu amavi Gesù. Si vedeva bene.
Anche nei tuoi errori e nelle tue debolezze.
Non hai mai fatto marcia indietro.
Hai amato Gesù e noi.
E tanti altri come noi. Fino a Hong Kong e dappertutto.
Gesù.
E tu.
Tu e Gesù.
Vienici incontro quando sarà la nostra ora.
Ora ci puoi amare ancora di più.
Ora vedi e sai.
Ora godi.
Grazie.
Ciao, don Oreste.
Di notte.
In silenzio.
Il giorno dei morti. La notte fra la festa dei Santi e la memoria dei Morti.
Il primo Venerdì del mese.
Un uomo che ha amato Cristo.
E Gesù è venuto di notte, come un ladro - lo dice il Vangelo - a prenderlo.
Ma don Oreste non si è lasciato soprendere. Lo ha guardato in faccia e l'ha seguito.
Per tutta la vita lo aveva fatto. Non è stato difficile per lui.
Era un uomo che amava Gesù e perciò ha amato anche noi e quelli più sfortunati fra noi, quelli che nessuno voleva, gli handicappati, le donne di strada, i drogati. Non ha rifiutato nessuno.
Una vita spesa per Cristo e per la sua Chiesa.
Eravamo compaesani, nati nello stesso luogo.
Lui è diventato prete quando io nascevo. Lo stesso anno.
Che differenza, però! Don Oreste ha preso sul serio la sua vocazione.
Da prete e da romagnolo.
Con tutti i pregi e i difetti di queste due categorie di persone; ma con un grande amore per Gesù.
Bisogna dire la verità: amava Gesù.
Gli ha lasciato fare tutto: è sotto i nostri occhi quello che hanno combinato loro due, con tutti gli amici che li hanno seguiti.
Il Signore lo ha raccolto come una pianta buona, che deve essere travasata perchè cresca ancora di più e diventi più bella e più feconda.
Terra benedetta Rimini.
Terra di santi e delinquenti.
Don Oreste non era certo uno di questi ultimi. Ma c'è stato. Si è messo fra loro. Non si è tirato indietro. Li voleva tutti in Paradiso.
Qualcuno gliel'aveva giurata. Alcuni lo volevano morto.
Gesù è arrivato prima.
Perché lo amava. E fin da piccolo glielo aveva detto. Glielo aveva promesso. "Seguimi e ti farò grande. Per te e per loro".
Per noi.
Per noi che ti abbiamo conosciuto, parlato, amato, giudicato, criticato, ignorato.
Per noi riminesi che ti abbiamo visto fin da ragazzi.
Per noi che ti conoscevamo appena e qualche volta abbiamo scambiato uno sguardo e poche parole.
Tu amavi Gesù. Si vedeva bene.
Anche nei tuoi errori e nelle tue debolezze.
Non hai mai fatto marcia indietro.
Hai amato Gesù e noi.
E tanti altri come noi. Fino a Hong Kong e dappertutto.
Gesù.
E tu.
Tu e Gesù.
Vienici incontro quando sarà la nostra ora.
Ora ci puoi amare ancora di più.
Ora vedi e sai.
Ora godi.
Grazie.
Ciao, don Oreste.
3 commenti:
Bellissimo. Secondo me, è ispirato da una tonaca lisa di lassù.
Ciao sono flavio bernardotti ... quello ei mestieri inutili (la spia).
Solo cosi per dire ... io non la faccio ma studio gli effetti collaterali dei sistemi che usiamo e creo sistemi in modo che le spie non li possano usare.
Ciusa la perentesi....
Io sono un assiduo nfrequentatore del sito di Renato Vallanzasca dove avevo letto di don Oreste.
Mi spiegheresti meglio chi era ?
Doveva sicuramente essere un ottima persona che ha fatto del bene a tanta gente ...ma scusami la mia ignoranza !
Carissimo Flavio,
se vuoi saperne di più su Don Oreste leggi anche qui: http://www.valeriolessi.it
E' il sito del giornalista di Rimini che ha scritto con lui un bel libro intervista.
In sintesi: Don Oreste era un uomo che amava Gesù Cristo e, per questo, amava chiunque incontrasse.
Considero una grande grazia averlo conosciuto personalmente ed abitare nella stessa città in cui lui è vissuto. Infaticabile testimone della carità di Cristo, guardava ognuno come fosse Cristo stesso. Per questo motivo ha fatto tanto bene. Ricchi o poveri, buoni o cattivi, per lui tutti erano degni di affetto, di amore e di interessamento. Al suo funerale c'era tutta Rimini, di ogni estrazione sociale, di ogni colore politico, di ogni pensiero o esperienza. Anche da morto ha unito la città che amava. Ha cominciato a Rimini e lo ha fatto in ogni parte del mondo, dove è arrivato. Ha parlato di Gesù e del suo amore per gli uomini davanti a Papi, Potenti della terra, prostitute, barboni, carcerati e gente comune.
Dire che è santo è la cosa più evidente per chiunque l'abbia conosciuto.
Cerca anche su Google il sito della sua Associazione Giovanni XXIII.
Ora devo cominciare a lavorare.
Ti chiedo solo una cosa; prega per lui e chiedi le sue preghiere. Ha compiuto anche dei miracoli, che stanno raccogliendo.
Non era un uomo straordinario. Era un uomo semplice, comune, che potevi incontrare dovunque, ma al quale sentivi quasi l'obbligo di baciare le mani e piangere di commozione davanti a lui.
E' stato semplicemente quello che ciascuno di noi è chiamato ad essere: un uomo.
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